(Italian) Concerto per Elisabetta. La musica e l’eternità della vita
ORIGINAL LANGUAGES, 13 Aug 2012
Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service
Dell’eternità della vita attraverso la musica
Cumiana, 1 luglio 2012
Il suono – la vibrazione – pare non si fermi mai.
Pare che viaggi in eterno.
Nello spazio infinito.
“Ora Betta è nella situazione ideale per godere … di questa vibrazione.
Perché in realtà nello stato in cui è lei ora vengono percepite solo le onde.
Sono felice di averlo fatto” conclude Elena Bertuzzi, la soprano veronese che ha fatto di tutto per cantare per Betta, domenica 1 luglio 2012, al Castello della Costa di Cumiana insieme alla Compagnia del Madrigale.
Per un concerto, il cui significato più bello sembrerebbe proprio essere quello citato dalla soprano: “andare insieme” e fare in modo che tutti insieme abbiamo un risultato. Tutti insieme, con lo stesso intento.”
Per testimoniare che Betta vive.
Tutte e tutti siamo andati da Elisabetta.
A casa sua.
Nella casa di Cumiana che, ho detto subito a papà Beppe, con uno “sciupùn” immediato, ha la stessa tinta, un po’ stinta, che aveva la grande casa di La Borie Noble, dove, nell’agosto 2006, facemmo con Betta, Donato, Gloria, Enzo, Gloria, Sibilla, Katiuscia, Annah, Susanna, Paolo, Paolo, Gloria ed Elsa il campo estivo “nonviolento Pellegrinaggio alle sorgenti”. Ad Elsa (Bianco), psicoanalista junghiana, spettò il difficile compito di accompagnarci in un training sul disarmo interiore.
Siamo andati a casa di Betta per una festa (http://silviaberruto.wordpress.com/2010/08/28/a-jo-pyronnet-2/) questa volta, senza l’essenza fisica di Betta che c’era, come sempre, ma con una presenza forte, altra, di cui non possiamo che ringraziarla, rendendo grazie anche alla madre Anna Maria, al padre Beppe, al fratello Roberto per averci invitati.
Per ringraziare Elisabetta soprattutto per Beatrice alla quale Betta e Francesco hanno scelto di dare la vita.
A passata, presente e futura memoria.
Per una forte e imperitura memoria.
Beatrice è luce degli occhi e della gioia di Betta.
Da quando è nata, Beatrice è luce anche di una gioia più ampia per tutti.
Per papà Francesco . .
Per i nonni Anna Maria Rita Beppe e Ludovico.
Per lo zio Roberto.
E anche per noi, per un NOI allargato.
Così vivo, e mi vivo, il nostro non esserci salutate, Betta.
Del resto non era nel nostro modo di essere e di fare.
Con un’amara e improbabile lucida serenità.
Sono stati troppi gli imprevisti e gli impossibili incastri di vita, soprattutto nell’inevitabilità della storia degli ultimi tempi.
Tra i più difficili, per me, c’è stata la morte improvvisa di mio padre, certamente più “in forma” di noi due, che non ho voluto comunicarti anche perché alla nostra salute non così tanta e non così tanto in salute, si aggiungeva la fatica costante di non volersi arrendere.
Mai.
A Betta avevo chiesto, qualche volta sperando non si accorgesse della mia richiesta fragile, di non arrendersi.
Mai.
Con questo spirito, con altre amiche e altri amici, sono andata a casa di Betta.
Per un con-certo il cui significato sta nella profondità e nell’intensità delle parole del fratello Roberto (>link) e nella riflessione, così necessaria di Elena Bertuzzi, la soprano che ha sostituito all’ultimo momento Rossana Bertini della Compagnia del Madrigale.
Il significato di concerto sta, e starebbe, proprio in quel “tutti insieme” che cerchiamo di essere fra di noi e con Betta.
Per quel concerto di sentimenti che, anche senza musica, ci ha radunati e ci ha fatti ricongiungere, per e in un momento “dedicato”, in un unicum irripetibile, come lo è ogni istante della vita, compreso l’ultimo in cui si situa quel passaggio che ci ha privato irrimediabilmente della fisicità di Betta.
Più stretti e più vicini a Betta di quanto possiamo esserlo quotidianamente, ognuno nel proprio spazio e tempo comunque distanti da quel convivio a cui siamo stati invitati.
Sussiste e persiste, ed è energia forte, nel mio vivere quotidiano, l’esperienza sempre viva e vivace, di averci provato, con Betta e con altre ed altri.
A Saint-Antoine.
A La Borie Noble.
La scelta di aver tentato di essere sempre più “Presenti al presente”.
Arrestando ogni ora, e per tutto il giorno, il lavoro, l’azione, lo studio o il pensiero, per un minuto, per il “rappel” al suono della campana: per ricordarsi di essere “Presenti al presente”.
A volte abbiamo trattenuto anche il respiro per lo stupore.
Così ti sento e ti porto con me, Betta.
Anche quando il dolore è troppo o semplicemente è troppo forte.
“Presente al presente”
Perché tu sei. (GLOB011- ITALIE, Pagina 11 – Ciao Betta)
Abbi cura di te.
Dovunque tu sia.
con tutta la forza che posso,
silvia
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