(Italiano) Praticare la disobbedienza: la giustizia sociale e ambientale dipende dalla nostra capacità di disobbedire
ORIGINAL LANGUAGES, 12 Dec 2016
Max Wilbert – Centro Studi Sereno Regis
6 dicembre 2016 – Perché il mondo sta per essere distrutto? In larga misura, la risposta ha a che vedere con il consenso. La maggior parte degli abitanti del pianeta supporta, attivamente o passivamente che sia, i sistemi di potere – supremazia bianca, capitalismo, civilizzazione industriale, patriarcato – che stanno uccidendo il pianeta. Perchè le persone obbediscono ad un’autorità ingiusta? La domanda può trarre in confusione.
Tuttavia, scavando un po’, le risposte si trovano.
Nel 1960, lo psicologo sociale Stanley Milgram ha progettato un esperimento per testare il potere dell’obbedienza ad un’autorità. Ai soggetti era comunicato che avrebbero partecipato ad un esperimento sugli effetti della punizione sull’apprendimento, e che, nell’esperimento, avrebbero avuto il ruolo degli insegnanti.
Ogni insegnante era condotto in una cabina in collegamento audio con un altro soggetto dello studio, che aveva invece il ruolo di alunno ed era legato ad una sedia.
All’insegnante era poi detto di porre al soggetto una serie di domande su argomenti generali. In caso di risposta sbagliata, l’insegnante doveva somministrare all’alunno una serie di scosse elettriche di intensità progressiva, premendo uno tra una serie di bottoni etichettati con diversi voltaggi. La prima scossa era di 15 volt, l’ultima 450. Accanto ad ogni bottone, un segnale descriveva gli effetti, da “scossa leggera” a “attenzione: scossa forte” a “XXX”. Solo un fattore spingeva l’insegnante a somministrare le scosse: un osservatore sperimentale, il cui ruolo era semplicemente incitare il “maestro” a continuare in caso avessero cercato di tirarsi indietro dal causare dolore ad un altro essere umano. Dopo 4 rifiuti, l’esperimento terminava. L’allievo era in realtà un attore e nessuna scossa era in realtà somministrata.
Comunque, all’aumentare delle scosse fittizie, l’attore iniziava a gridare di dolore, a dimenarsi, a chiedere di essere liberato e, infine, si accasciava come morto.
Quando si chiedeva di predire il risultato dell’esperimento, soggetti esterni predicevano che una percentuale tra lo 0 e il 3 % di partecipanti sarebbe arrivata in fondo all’esperimento. In realtà, il 65% dei partecipanti ha somministrato il voltaggio più alto.
Milgram ha condotto esperimenti di follow-up. In uno, l’insegnante doveva solamente gridare le domande del test; mentre un altro partecipante somministrava le scosse. In questa versione, 37 soggetti su 40 (92%) ha obbedito fino a somministrare scosse “fatali”.
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Dalla nascita, siamo istruiti ad obbedire all’autorità. Per la maggior parte della nostra storia di esseri umani, questo può aver giocato a nostro favore. Per buona parte della storia della nostra specie, le nostre figure autoritarie erano i capi e gli anziani. Idealmente, questi capi/autorità erano saggi, persone di fiducia a cui era insegnato dalla nascita a mettere i bisogni della comunità al primo posto. Il mondo in cui viviamo oggi è diverso, governato da sociopatici. Egoismo e perfidia sono le qualità che permettono alle persone di avanzare fino a posizioni di potere. La saggezza è stata perversamente trasformata in conoscenza in nome della violazione del genoma e del saccheggiamento della terra. La fiducia è stata trasformata in un inarrestabile schieramento di propaganda che ci istruisce ad essere buoni consumatori, a supportare l’impero, ad odiare e temere quelli che non sono come noi, quelli che devono essere sfruttati, quelli che minacciano il nostro prezioso stile di vita.
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E’ difficile resistere alle pressioni sociali, specialmente quando siamo abituati ad abbinarle alle norme. Ma è essenziale imparare a disobbedire. Un rimedio è la pratica. Come sollevare pesi o scrivere un saggio di cinque paragrafi, la resistenza è una capacità che può essere allenata. Se quindi la resistenza è un muscolo, la nostra situazione-un mondo piegato dal riscaldamento globale, l’estinzione della specie, la guerra imperialista, l’estrazione delle risorse, e la violenza sistematica contro donne, persone di colore, e poveri-ci richiede di iniziare ad allenarci. Iniziate con un riscaldamento: proteste, scioperi ed eventi pubblici. Spingete i vostri limiti e scoprite le vostre capacità. Poi arriva la parte cardio: l’organizzazione, la “maratona” del movimento. L’allenamento coi pesi è composto da disobbedienza civile e tecniche di “attacco e fuga”, diventando più esperti ad ogni colpo. Finalmente poi arriva la gara vera e propria: il confronto rivoluzionario, il sabotaggio, il danneggiamento e ed altre azioni necessarie alla distruzione dell’impero.
Certamente vi sono considerazioni pratiche per imparare la resistenza: l’aggressività dell’impero, la sua violenza, il suo abusare, torturare, il suo essere un regime totalitario. La violazione delle leggi va portata avanti con cautela, sempre misurando l’impatto dell’azione in relazione al suo costo potenziale. Date le risorse dello stato corporativo e il numero relativamente piccolo di persone intenzionate ad agire per fermarlo, dobbiamo essere attenti a non svelare le nostre carte troppo presto.
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Il mio viaggio verso la disobbedienza è iniziato ad 11 anni, quando ho iniziato a scrivere slogan politici sulla lavagna della mia classe. A 12 ho partecipato alle mie prime proteste. Siamo scesi in strada e il nostro essere in molti ha trattenuto la polizia. Lo spazio era nostro. Questa è stata forse la mia prima vittoria, anche se interessava solo a noi. Ero ammaliato. Entro i 14 anni, ero diventato un rivoluzionario.
Sapevo, già allora che l’impero americano era basato su genocidio e terre rubate, razzismo e schiavitù, sfruttamento e oggettivizzazione, e soprattutto furto. Furto di terre, persone, vite, immaginazione, alternative, libertà di pensiero, antenati, fatica, motivazioni, salute. Questa cultura è un serial killer cleptomane e le vittime sono attorno a noi: donne, poveri, neri, e altre persone vittime di razzismo, l’Iraq, persone disabili, senzatetto, le persone indigene, e la terra stessa.
Dalla prima protesta, ho provato a fare quello che potevo per proteggere le foreste, per fermare il dilagare dei combustibili fossili, per chiedere giustizia, per stare dalla parte dei . Come con ogni abilità, la pratica deve essere costante e la padronanza è un obiettivo a lungo termine. O ne fai uso o la perdi.
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La vera lezione degli esperimenti di Milgram non è che le persone obbediscono all’autorità anche quando le porta a commettere atti brutali; conosciamo la natura umana da molto tempo. Siamo capaci di vera malvagità, ognuno di noi deve compiere delle scelte tra moralità e depravazione. Quello che è interessante degli esperimenti di Milgram è che indipendentemente dalle situazioni, vi erano sempre alcune persone che disobbedivano, persone che non sacrificavano la loro umanità per conformarsi.
Nell’oscurità etica del mondo nel 2016, mentre Donald Trump si prepara a rendere la Casa Bianca bianca di nuovo, rimane uno spiraglio di speranza. Viene da quelle persone che non obbediscono, che resistono, indipendentemente da quello che può costargli. Quando il compasso morale punterà verso il pericolo, queste persone non si nasconderanno.
La torcia della giustizia brucia ancora. In India, a Standing Rock, a Washington, in Francia, in Etiopia, in Tibet ed in molti altri posti del mondo di cui non sapremo mai, le persone si stanno battendo per chiedere dignità e rispetto per una terra che non deve essere toccata. Da loro dobbiamo prendere esempio.
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Max Wilbert è scrittore, attivista e membro del gruppo Deep Green Resistance. Vive nel territorio occupato di Kalapuya, in Oregon.
Titolo originale: Practicing Disobedience: Social and Environmental Justice Depends on Our Capacity to Disobey
Traduzione di Eleonora Ceccaldi per il Centro Studi Sereno Regis
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