(Italiano) Intervista a Marinella Coreggia sulla manifestazione nonviolenta contro Trump a Roma il 24 maggio 2017
ORIGINAL LANGUAGES, 12 Jun 2017
Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service
10 Giu 17- Tecniche nonviolente e buone pratiche in manifestazione.
Il prezzo da pagare per il dissenso
Premessa
L’esposizione di striscioni è una tecnica di protesta e di persuasione nonviolenta.
Così come lo sono gli slogan parlati o urlati.
Sono forme di comunicazione rivolte ad un pubblico allargato.
Molte delle tecniche che appartengono a questa classe si propongono soprattutto di comunicare idee, opinioni ed informazioni ad un pubblico più vasto. L’obiettivo può essere quello di influenzare il gruppo avversario, conquistare la simpatia o il sostegno di una terza parte, oppure convincere, guadagnare nuove adesioni o ricevere aiuto per il gruppo nonviolento.
La PERSUASIONE è quindi uno scopo di importanza pari a quello della protesta.
Gene Sharp
G. Sharp, The Politics of Nonviolent Action, Part Two: The Metods of Nonviolent Action, Porter Sargent, Boston, 1973*
Sgombrato il campo da possibili fraintendimenti interpretativi circa le tecniche nonviolente esamino la dinamica dei fatti con Marinella Correggia, attivista anche NO WAR che, con Maria Cristina Lauretti e a Marco Palombo, ha manifestato contro Trump, a Roma in Via Nazionale, il 24 maggio scorso.
I fatti
Silvia Berruto. Marinella ti chiedo il resoconto dell’azione collettiva di dissenso nonviolento, a Via Nazionale, dopo il vertice al Quirinale tra Mattarella e Donald Trump, il 24 maggio scorso a Roma.
Che cosa è successo ? Chi c’era ?
Ci racconti la tua versione dei fatti ?
Marinella Correggia. “C’è da distinguere tra quello che volevamo fare e quello che poi si è fatto.
Non è andata come prevedevamo.
L’idea era di compiere un’azione diretta nonviolenta che prevedeva di mettersi non in una piazza in un punto lontano dal passaggio del corteo del presidente americano, “dove ci avrebbero dato il permesso.
La mia idea era di dislocarsi lungo il percorso dove sarebbe transitato il corteo presidenziale di Trump (Marinella riferisce di circa una sessantina di macchine enormi e blindate, nda) in cui ognuno avrebbe alzato dei cartelli in modo tale da realizzare un’azione corale contro la guerra.
Anche solo 50 persone dislocate lungo il percorso avrebbero fatto veramente effetto.
Non è andata così.
C’erano anche media internazionali per una volta.
Avevamo dato appuntamento a Via Nazionale ad un fotografo internazionale e così l’azione sarebbe stata “coperta”.
Io ho preparato il lenzuolo (corpo del reato, nda), poi requisito, visibile nella foto inviata da Marinella e postata qui sotto e nel video della questura il cui contenuto non parlava solo della NATO dei paesi del golfo delle guerre al pianeta e delle guerre ai popoli. Poi c’era il simbolo NO WAR.”
Riprendo il testo del lenzuolo dall’articolo pubblicato da Marinella su Il Manifesto di sabato 27 maggio scorso, a pagina 14: “Trump, Nato e G7 uguale guerre ai popoli, guerra al pianeta, padri del terrorismo insieme a Saud, Qatar e Turchia”.
“Eravamo in tre.”
L’idea era di alzare il lenzuolo al passaggio del corteo “e quindi nella foto si sarebbe visto il lenzuolo con dietro le macchine del corteo.
Simbolicamente poteva essere interessante: un umile lenzuolo con questa protesta e dietro lo sfoggio del potere più assoluto.
Non è andata così perché forse per errore invece di rimanere sul marciapiede (sembrerebbe non transennato, nda) sono scesa sulla strada.
I poliziotti ci sono subito volati addosso e soprattutto hanno subito strappato via la foto di Trump con i Saud e il lenzuolo è stato subito sequestrato.
L’azione è così fallita.
L’obiettivo era avere una foto simbolica che circolasse a livello internazionale.
Mentre ci trattenevano io cercavo di trattenere il lenzuolo.
Se tu fai un’azione così è già considerata resistenza a pubblico.
In quest’ultimo caso hanno anche affermato che nella colluttazione, che francamente non c’è stata, un poliziotto si sarebbe storto un dito.
Sono seguite ore al commissariato, la presa di impronte digitali, denunce, e il ricevimento del foglio di via.
Quello che mi brucia soprattutto è che l’azione è fallita: perché se fosse riuscita è un prezzo che uno paga volentieri.
Il lenzuolo contro le macchine di Trump non si è visto!
Il messaggio è che certo c’è un clima un po’ di eccessivo controllo, e sarebbe meglio se controllassero i terroristi.
Però ci sono state delle ingenuità da parte nostra.”
Sin da subito sono state severe le mie critiche a Marinella e agli attivisti.
Ogni attivista sa bene che l’esito di un’azione nonviolenta è insito nella programmazione di tutti i dettagli della stessa.
Per disambiguizzare però la situazione, come si direbbe nel linguaggio della rete, viene spontaneo domandarsi che cosa avrebbero potuto fare questi tre attivisti nonviolenti contro la guerra oltre ad esibire uno striscione, a urlare NO WAR e a far scattare una immagine fotografica simbolica.
Dei due l’una.
O Marinella Correggia, è una nota attivista nonviolenta, anche NO WAR, oppure è un’attivista sconosciuta e dunque è legittimo e doveroso preoccuparsi per un’eventuale azione sconsiderata.
La polizia dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa.
“Ce l’ho con me stessa perché ho sbagliato a mettere giù il piede dal marciapiede.
E ce l’ho con tutti quei gruppi a Roma che ho cercato di coinvolgere che non hanno fatto niente.
Questa è la cosa grave.
Alla fine Trump è venuto indisturbato, padrone della città … Con tutte le cose tremende che sta facendo.
Tutti dovrebbero avercela con Trump, tutti : gli ambientalisti, gli antirazzisti, gli anteguerra.
TUTTI.
E non c’era nessuno.
Per me è uno smacco incredibile.
A Londra sicuramente ci sarà una manifestazione contro Trump.
Io ci ho provato.
SB_ Alla luce della manifestazione di Roma che cosa si può fare dal basso se non c’è più nessuno nessuno che manifesta.
MC_E questo è il problema. C’è molta meno mobilitazione nelle strade. Paradossalmente io vedo che hanno i social network hanno convertito molti potenziali manifestanti in attivisti del click. Tu vedi una cosa, dici click mi piace, e pensi di aver agito.
Ma no, non è così, perché non ti si vede!
NOTA:
* G. Sharp, Politica dell’azione nonviolenta, 2. Le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1986
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Silvia Berruto – giornalista contro il razzismo, antifascista, amica e persuasa della nonviolenza.
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