(Italiano) Negoziare la pace in Ucraina ADESSO

ORIGINAL LANGUAGES, 31 Oct 2022

Richard E. Rubenstein | Centro Studi Sereno Regis - TRANSCEND Media Service

Benché qualcuno consideri difficile o addirittura impossibile per gli ucraini e i russi fare la pace proprio adesso, questo è effettivamente un ottimo momento per negoziati quanto mai necessari al più presto per por termine a questa guerra immensamente distruttiva e sempre più pericolosa: negoziare la pace in Ucraina ADESSO

Photo by Nicolas J Leclercq on Unsplash

Gli esperti in risoluzione dei conflitti ritengono che in molti casi il momento migliore per intraprendere negoziati di pace sia appunto quando i belligeranti, avendo intensificato i loro sforzi militari, dichiarano che non negozieranno mai con il nemico, perché così fare sarebbe abbandonare la speranza di vittoria per arrendersi a un perfido aggressore.

Perché questo ambiente desolato sovente contribuisce a negoziati? Perché l‘attuale situazione in Ucraina è quello che specialisti come I. William Zartman della Johns Hopkins University chiamano uno “stallo ad in/af-flizione reciproca”. Ciascun lato può asserire qualche vittoria, ma né l’uno né l’altro ha una speranza realistica di sconfiggere l’altro, e intanto i costi montano per tutti.

Le forze ucraine hanno recentemente fatto progressi significativi nelle province ucraine meridionali e orientali, ma le asserzioni di Kyiv di una vittoria all’orizzonte sono sparate pressoché infondate. Complessivamente le forze operative in guerra sono alquanto alla pari. Il che vuol dire che l’alternativa a fare la pace è una netta intensificazione del conflitto con risultati costosi, potenzialmente catastrofici.

Quando in questi giorni negli USA si tratta dell’escalation, ci si focalizza sull’arsenale nucleare russo e sull’eventuale utilizzo di armi nucleari tattiche da parte di Vladimir Putin. Biden dice che la situazione è rischiosa come la Crisi dei Missili Cubani del 1962. Ma se davvero lo crede, perché non è a favore di negoziati per por fine alla crisi come gli scambi fra Kennedy e Khrushchev che produssero un accordo per togliere i missili offensivi sia da Cuba sia dalla Turchia? Perché sono intenti a fornire a Kyiv miliardi di dollari nelle armi non-nucleari più avanzate al mondo?

Biden può ben credere che il leader russo stia bluffando richiamando l’attenzione al potenziale nucleare della sua nazione. Tuttavia un’altra spiegazione è che l’attenzione focalizzata sulle armi nucleari sia quello che i maghi chiamano una “suggestione fuorviante” – un diversivo che distoglie l’attenzione da quel che sta effettivamente succedendo. Il vero pericolo qui è che Putin possa fare ricorso a una vasta gamma di mosse escalatorie senza davvero premere alcun grilletto nucleare, e che lo faccia quasi di certo se gli ucraini sembrino essere in procinto di scacciare le forze russe dalla regione del Donbas.

Si consideri che la Russia finora non ha fatto repulisti finora. Salvo sporadici attacchi, non ha preso di mira infrastrutture critiche dell’Ucraina – la rete dei trasporti, di comunicazione, energetica e produttiva su cui si basano le [sue] forze armate e decine di milioni di civili. Non ha assaltato sistematicamente i principali centri popolati o fracassato l’arteria di trasmissione per le armi avanzate inviate alle sue forze armate. Né ha tentato di decapitare il regime di Kyiv con attacchi terroristici, utilizzato armi chimiche o biologiche, o dandoci dentro con attività estreme di “guerra totale”. I recenti attacchi missilistici a Kyiv e altre città ucraine sono una dimostrazione – un ammonimento su quanto è probabile comporti la fase bellica successiva se Kyiv continua ad insistere con la propria offensiva all’est.

Proprio ora, di fatto, è un momento particolarmente opportuno per cominciare dialoghi di pace fra Russia e Ucraina. Le attuali asserzioni del presidente Zelensky d’imminente victoria, accompagnate da avventure militari come l’assassinio della giornalista russa Daria Dugina, l’attentato con camion esplosivi al ponte sullo Stretto di Kerch, e (alquanto plausibile) il sabotaggio del gasdotto Nord Stream II, non dovrebbero nascondere il fatto che esista, eccome, uno “stallo ad in/af-flizione reciproca”. Bisogna che comincino adesso negoziati di pace. Se no, il prossimo passo sarà un notevole aumento di violenza che avvicinerà ancora il mondo a una guerra totale.

Se trattative di pace devono avere una chance di riuscita, il tema centrale da negoziare è il destino dei residenti nella regione del Donbas. I recenti referendum in cui si chiedeva alla gente locale se volesse essere governata da Kyiv o diventare parte della Federazione Russa sono stati immediatamente etichettati una “messa in scena” dai funzionari USAe ed europei, poiché i governi locali pro-russi li hanno gestiti in caotiche condizioni belliche. Effettivamente, referendum del genere difficilmente convincono altri coinvolti che rappresentino le opinioni di chi vive in quelle zone di guerra. Ma tacciarle d’invalidità è stato sì un’impostura, ignorando la questione cruciale: Che cosa vuole la gente del Donbas? I diplomatici e i reporter partigiani non ne hanno un’idea e gli interessa poco scoprire la risposta.

Sappiamo [però] per certo che la società ucraina è gravemente spaccata da anni , etnicamente, religiosamente e politicamente, fra popolazioni pro-occidentale e and pro-russa. La guerra civile iniziata nel Donbas nel 2014 ha ucciso più di 14.000 persone, perlopiù nei primi anni di guerra. Ancor prima dell’eruzione bellica i lavoratori dell’industria diqueste province russofone impoverite chiedevano qualche forma d’indipendenza dal regime di Kyiv cercando il sostegno di Mosca nella propria lotta. L’accordo di Minsk II negoziato nel 2015 prometteva loro autonomia politica, ma non fu mai attuato, al che i separatisti proclamarono l’esistenza delle proprie repubbliche autonome e le forze russe si mobilitarono a loro sostegno. Cosa che fonti USA e NATO dipingono come complotto di Vladimir Putin per smembrare l’Ucraina, ma questa narrazione semplicizza e distorce grossolanamente una realtà ben più complessa. Non resta chiaro se la gente del Donbas preferirebbe essere parte della Russia o cittadini di una propria nazione indipendente, ma l’ostilità di una sua vasta maggioranza al governo di Kyiv è indiscutibile. Che Putin abbia utilizzato questo fatto per promuovere gli interessi russi per come li interpretava? Certamente. Ma questa situazione non l’ha creata più di quanto “agitatori esterni” abbiano creato il movimento dei diritti civili negli Stati Uniti.

Quando inizino trattative di pace lo status delle repubbliche del Donbas sarà di certo uno degli argomenti principali di discussione – faccenda insidiosa ma certo non impossibile da negoziare. Lo status di regioni etnicamente distinte reclamate da vicini rivali è stato trattato in vari casi internazionali ben noti, cominciando dal negoziato per le Isole Aaland Islands fra Svezia e Finlandia nel 1922.  In questo caso, una possibilità potrebbe essere rifare i referendum nelle province orientali sotto supervisione internazionale, magari con scelte addizionali al menu. Proposte come questa toglierebbero indubbiamente ardore rivale ad ambo i versanti, ma in questa situazione l’alternativa a un doloroso compromesso è un’escalation di violenza tanto più distruttiva e pericolosa di quanto visto finora.

Le cose in Ucraina stanno peggiorando? Sì, per ambo i contendenti. È appunto il momento giusto di dare una possibilità alla pace.

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Richard E. Rubenstein è membro della Rete TRANSCEND per Pace Sviluppo Ambiente e professore di risoluzione dei conflitti e di affari pubblici al Centro per Pace e Risoluzione dei conflitti Jimmy & Rosalyn Carter della George Mason University. Laureato al Harvard College, alla Oxford University (Studioso di Rhodes), e alla Scuola di Diritto di Harvard, Rubenstein è autore di nove libri sull’analisi e risoluzione di conflitti sociali violenti. Il suo libro più recente è Resolving Structural Conflicts: How Violent Systems Can Be Transformed (Routledge, 2017). Il suo libro in fieri la cui edizione è attesa nell’autunno 2021, è Post-Corona Conflicts: New Sources of Struggle and Opportunities for Peace.

Original in English: The Time to Negotiate Peace in Ukraine Is NOW – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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