(Italiano) L’Islam e l’Occidente

ORIGINAL LANGUAGES, 21 Oct 2024

Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Foto di ekrem osmanoglu su Unsplash

– Ci siamo già stati, molte volte. L’Occidente, particolarmente il RegnoUnito-G.Bretagna-Inghiltera hanno attaccato l’Islam dopo il massiccio attacco cristiano noto come le Crociate. Senza per questo trascurare l’attacco islamico Omayyad alla penisola iberica e i quasi 800 anni di [sua] occupazione fino a Poitiers in Francia, né l’espansione ottomana nell’Europa sudorientale fino a Vienna, allorché gli attacchi erano prevalentemente nell’altro senso. (1 )

Per l’Occidente, invadere terre islamiche era parte di quel massiccio esercizio noto come colonialismo. La maggiore insurrezione anticoloniale fu l’Ammutinamento dei Sepoy in India, nel 1857, brutale e represso ancor più brutalmente. Il libro più importante su quanto avvenne un secolo e mezzo fa è del brillante William Dalrymple, L’ultimo Mughal, qui caldamente raccomandato.

L’India hindu era sotto doppia occupazione, da parte dei Mogul musulmani – l’ultimo governante Mughal fu Bahadur Shah Zafar 2°– e da parte dell’Inghilterra, della sua “Compagnia” [delle Indie] e del suo esercito. C’era una differenza: il governo mogul era a un altissimo livello di raffinatezza e tolleranza sociale e culturale, quello inglese era a beneficio chiaramente commerciale e con un greve fondo evangelico anglicano. Zafar era talmente aldilà di quasi tutti i viceré inglesi che molti fra i colonizzatori inglesi furono accolti dalle terre che essi controllavano e cominciarono ad adattarsi socialmente e culturalmente.

L’ammutinamento, di sepoy sia musulmani che hindu addestrati dagli inglesi, arruolati nel proprio esercito, fu chiaramente anticoloniale. Gli inglesi oltrepassavano la misura in molti modi decritti in dettaglio da Dalrymple, fra cui un’eccessiva evangelizzazione, il cui parallelo odierno è probabilmente l’eccessiva democratizzazione. Allora come oggi l’Occidente non era turbato da alcun dubbio, o ripensamento, circa la validità universale del proprio messaggio.

Il Grande Ammutinamento fu considerevole. Dei 139.000 sepoy nell’Armata del Bengala, il più grande esercito moderno dei suoi tempi, per esempio, tutti meno 8.000 si rivoltarono contro i propri padroni britannici; e in molti luoghi dell’India settentrionale anche civili parteciparono all’ ammutinamento; Delhi ne fu l’epicentro, il sito di corte di Zafar e l’enorme insediamento inglese ed europeo, conquistato dagli ammutinati e poi sotto assedio da parte delle truppe inglesi fatte affluire da ogni dove, e finalmente riconquistato.

Cruciale nella circostanza fu l’addestramento differenziato: nessun ammutinato conosceva la moderna tattica militare al di sopra del livello di compagnia; potevano quindi anche lanciare attacchi mirati, ma non le grandi battaglie coinvolgenti compagini molto maggiori.  Sì, l’ammutinamento fu brutale con molti civili mas. E così fu la vendetta: 40 o forse 50mila sepoy e qualche altro giustiziati, alcuni legati alla bocca di cannoni poi sparati, molti fucilati, compresi i tre principi giovinetti, denudati e uccisi con una Colt da un ufficiale inglese.

Zafar fu deposto ed esiliato a Rangoon, benché non avesse davvero preso parte all’ammutinamento. Morì nel 1862, finendo in una tomba anonima.  Molti, moltissimi, furono impiccati; c’erano cadaveri appesi ai patiboli dappertutto. Scrive Dalrymple: — una caduta breve comportava una morte più lenta per soffocamento, mentre una caduta più lunga rompeva il collo provocando morte istantanea; gli osservatori notavano gai la fune corta indizio di deliberata inflizione di più lunga agonia. Secondo una fonte, i boia venivano pagati dalla folla di soldati britannici assiepati attorno fumando sigari perché prolungassero la morte alle loro vittime: gli piaceva veder ballare quei criminali…

Agli informatori si pagavano due rupie per ogni arresto e a chi li faceva prigionieri era permesso tenersi “tutto il denaro e l’oro trovato addosso” ai malcapitati. Col depredare ovunque capiti, sono molti i paralleli con le guerre odierne in Iraq-Afghanistan. Però oggi gli “insorti” vengono uccisi sul posto nelle varie “missioni”: civiltà occidentale all’opera.

La violenza ha generato violenza trasmessa alle successive generazioni, fra i musulmani in Asia, e fra gli anglo-discendenti. Ma la formula è troppo simmetrica. La somma di due violenze non è zero quando uno occupa le terre dell’altro, estraendone valore economico, governando l’altro politicamente, imprimendo codici culturali, in definitiva uccidendo qualunque ammutinato. Un’occupazione non è una licenza d’uccidere.

Qualche anno dopo nacque Gandhi. Che, ovviamente, sapeva tutto dell’Ammutinamento. E può averne tratto la conclusione tratta da molti, hindu e anche musulmani, che un’insurrezione violenta contro gli inglesi non funzionasse, il che può darsi, come no, l’abbia influenzato nella scelta e nello sviluppo della nonviolenza, del satyagraha.

Novant’anni dopo l’Ammutinamento dei Sepoy, l’India era libera, in gran parte grazie all’instancabile nonviolenza di Gandhi. Seguì il colonialismo inglese, e così pure quello occidentale in generale. Nella cui scia si ebbe il sorgere e lo svettare dell’Impero USA, che seguirà presto gli altri al cimitero degli imperi, forse in Afghanistan.

C’è voluto tempo. Con la nonviolenza ci vuole sovente tempo. Ma c’è qualcosa da imparare da questa storia, una conclusione non tratta da Dalrymple. Forse i sepoy sarebbero riusciti se avessero conosciuto e utilizzato la nonviolenza. E forse i musulmani oggi, nella Palestina occupata, in Iraq, Afghanistan e qualche altro luogo sarebbero ben più vicini alla liberazione se avessero utilizzato la nonviolenza. Massiccia, a milioni, ambo i generi, tutte le generazioni. Per qualcosa come circondare tutte le ambasciate USA e israeliane al mondo, invitandone gli occupanti a uscire, per un dialogo su come dominano e governano i rispettivi paesi direttamente o indirettamente, come in Arabia Saudita.

Si mobiliterebbe la polizia locale contro di loro, non contro gli occupanti. Ma ci sarebbe dialogo, atti di gentilezza, di umanità, come a Lipsia in quella notte dell’ottobre 1989. E un mese dopo il Muro crollò fragorosamente.

Nota:

(1). Johan Galtung, 50 Years 100 Peace & Conflict Perspectives, TRANSCEND University Press, 2008, ch. 88, pp. 236-239, www.transcend.org/tup.

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Originariamente postato il 23 giugno 2008 – #13

Johan Galtung (24 ottobre 1930-17 febbraio 2024), era professore di studi sulla pace, Dr. hc mult, e è stato il fondatore della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e rettore della TRANSCEND Peace University-TPU. Prof. Galtung ha pubblicato 1.670 articoli e capitoli di libri, più di 500 editoriali per TRANSCEND Media Service-TMS, e 170 libri su temi della pace e correlate, di cui 41 sono stati tradotti in 35 lingue, per un totale di 135 traduzioni di libri, tra cui 50 Years-100 Peace and Conflict Perspectives, ‘pubblicati dalla TRANSCEND University Press-TUP.

Original in English: Islam and the WestTRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Go to Original – serenoregis.org


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