(Italiano) Per una formazione etica
ORIGINAL LANGUAGES, 16 Dec 2024
Elena Camino | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service
Per una formazione etica, terzo articolo della serie “Contrastare le politiche di guerra”
La militarizzazione del sistema formativo
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università, nel quale operano numerose associazioni e singole persone, impegnate a denunciare e a contrastare la crescente e invadente presenza nel settore militare nelle istituzioni educative pubbliche, che si manifesta attraverso l’intervento diretto delle forze armate con iniziative tese a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero.
– Bambini e ragazzi sono sempre più esposti alle attenzioni del mondo militare, impegnato a promuovere delle scuole opportunità di studio e di esperienze per orientare i giovani verso gli ideali e le carriere militari. A contrastare queste attività di manipolazione da alcuni anni è stato creato unQuesta invasione di campo vede come protagonisti dei rappresentanti delle forze militari, che tengono lezioni su vari argomenti, organizzano visite a basi militari o caserme, promuovono percorsi di formazione e addestramento militare, grazie all’appoggio istituzionale del Ministero dell’Istruzione, degli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali.
Meno esplicita, ma altrettanto preoccupante è l’ingerenza militare nell’orientamento delle scelte universitarie. Si vanno moltiplicando i corsi che offrono borse di studio e opportunità di stages ed esperienze lavorative nell’esercito, nell’aeronautica, nella marina. Un numero crescente di giovani viene indirizzato a intraprendere corsi di specializzazione e dottorati nell’ambito della ricerca tecno-industriale militare. In parallelo vengono ridotti i finanziamenti e le opportunità di approfondimento in altri settori chiave della formazione superiore, dalle scienze ambientali all’antropologia, dalla filosofia alla giurisprudenza e alla linguistica.
La prospettiva che viene avanzata dai responsabili di università e politecnico, e dai loro collaboratori aziendali – di ottenere un posto di lavoro sicuro dopo la laurea – induce molti giovani a non porsi domande sulle proprie inclinazioni personali o sul tipo di lavoro che saranno chiamati a svolgere. Si formano così molti giovani professionisti, tecnicamente esperti, ma poco consapevoli delle responsabilità che si assumeranno e dei vincoli ai quali saranno sottoposti.
Ri-convertire l’educazione
Per contrastare la deriva militarista che sta dilagando a tutti i livelli di scolarità, oltre a denunciare questo stato di cose sarebbe opportuno offrire delle alternative basate su una visione nonviolenta della società: coinvolgere le scuole a elaborare idee creative per sviluppare un’economia di pace; finanziare studi e ricerche per sviluppare nei giovani le competenze per affrontare i problemi in modo cooperativo, e per guardare la realtà in modo sistemico, ascoltando e integrando le varie prospettive disciplinari per costruire un sapere condiviso.
Uno snodo cruciale nella formazione superiore è l’introduzione di una riflessione etica rivolta ai giovani che si stanno preparando a diventare professionisti nel settore informatico. Anche se ancora minoritari nei corsi di studio universitari e politecnici, si stanno moltiplicando le opportunità di esplorare rischi e opportunità connessi allo sviluppo della progettazione e realizzazione di programmi informatici con l’applicazione della cosiddetta ‘intelligenza artificiale’.
Alcuni studiosi in Italia sono impegnati a promuovere e diffondere la riflessione etica nella professione informatica, e contribuiscono con libri, conferenze, corsi universitari a sviluppare negli studenti, e in generale nella società civile, una formazione che non disgiunga la specializzazione tecnica dalla capacità di cogliere le implicazioni etiche nella ricerca e nelle applicazioni delle tecnologie informatiche. Recenti iniziative in questo senso sono state portate avanti anche dal Politecnico di Torino. Due anni fa, nell’ambito del Progetto ‘Biennale Tecnologia’, vennero proposte alcune riflessioni sulla relazione tra tecnologia e pace: Dalla spada all’aratro.
Tra qualche settimana, organizzata dal Politecnico di Torino, si svolgerà la 16° Conferenza Nexa su Internet & Società, dal titolo ‘Guerra, pace e algoritmi’. Anche stavolta ci sarà spazio per proporre al pubblico di riflettere insieme e di sviluppare iniziative collettive in grado di orientare i giovani, e la società tutta, verso la progettazione e l’applicazione di competenze informatiche (e non solo) indirizzate alla pace.
Uno dei relatori che interverrà alla Conferenza Nexa è Norberto Patrignani (docente di Computer Ethics alla Scuola di Dottorato del Politecnico di Torino) che da anni è impegnato a diffondere conoscenza e consapevolezza – sia nel mondo dell’informatica sia nella società civile – su rischi e opportunità delle tecno-scienze, in particolare nell’ambito dell’informatica, affinché questa disciplina contribuisca sempre di più a progettare e sviluppare tecnologie che siano (con riferimento al movimento ‘slow food‘) ‘lente’, con l’obiettivo di essere socialmente desirabili, ambientalmente sustenibili, ed eticamente accettabili.
In un articolo pubblicato qualche mese fa sul sito del CSSR (Da “minoranza profetica” a “minoranza eretica” a “comunità generativa”) Norberto Patrignani cita l’esperienza sarda war-free – Lìberu dae sa Gherra, marchio etico che unisce le imprese sarde che ripudiano la guerra e offrono prodotti e servizi che rispettano i valori etici e della sostenibilità ambientale, e sono impegnati a promuovere una nuova economia civile sostenibile e libera dalla guerra (Warfree, 2024).
È fonte di ammirazione e speranza che una piccola realtà – nata in una bellissima isola segnata da gravi servitù militari – sia diventata un esempio virtuoso da ammirare e moltiplicare!
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Elena Camino è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e Gruppo ASSEFA Torino.
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Tags: Anti-militarism, Demilitarization, Education for Peace, Italy, Peace Education
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