(Italiano) Civiltà come modo di vivere

ORIGINAL LANGUAGES, 27 Jan 2025

Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

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Istituto per la Diplomzia Culturale, Berlino

– Che buona idea, una conferenza su un mondo senza muri nel paese di Kant, che non mise mai all’opera la sua mente brillante a proposito dei muri fra le civiltà ma postulava un’ospitalità globale. Non ebbe la vita fitta di viaggi e di guai di un – diciamo – Ibn Khaldun, né una moglie orientale con categorie di pensiero diverse dalle proprie. Allora, che questo intervento serva anche da epilogo a un libro imminente della TRANSCEND University Press 2010, A Theory of Civilization.

Sei civiltà definiscono 15 muri, in termini religioso-filosofici, e oggi anche economico-politici, come modelli di sviluppo. Quindi scontri; il maggiore di essi, dimenticato da Samuel Huntington nel libro con un titolo preso da Bernard Lewis per cui l’Occidente sta contro tutto il Resto, è il colonialismo, l’imperialismo; la cui soluzione sta nel vincere, dominare. Ci sono altri modi: compromesso, trascendimento, nuove civiltà.

1^ – la civiltà occidentale secolarizzata giudeo-cristiana, politicamente-economicamente in due versioni, liberale – focalizzata su crescita economica, democrazia e diritti politici-civili – e marxista, focalizzata su distribuzione, bisogni basilari e diritti socio-economici. Fra le quali sorse inizialmente un accorto compromesso, un capitalismo social-democratico, lo stato assistenziale basato sul mercato e una rete di sicurezza orientata ai bisogni essenziali.

2^ – la civiltà islamica con cinque pilastri focalizzati sul senso comunitario e la condivisione, una base economica ma senza tetto, una comunità di consenso basata su Corano-hadith & Maometto come politico.

3^ – la civiltà hindu, una culla, un crocevia di tutte, incredibilmente svariata, ma con una violenza strutturale esclusiva delle caste inferiori, i senza-casta [dalit] e le popolazioni tribali [più antiche – ndt], come subumane.

4^ – la civiltà buddhista, focalizzata sulla crescita spiritual con un’economia né del troppo poco né del troppo in quanto d’impedimento alla crescita spirituale. E nonviolenza verso ogni forma di vita.

5^ – la civiltà cinese, che combina ingegnosamente i tre insegnamenti, san fa, dell’olismo taoista e della dialettica yin-yang, della saggezza confuciana come base di del potere, e il valore buddhista di ogni vita quale base di solidarietà. Eclettismo come mezzo e armonia sociale e mondiale come obiettivi, escludendone però i vicini dell’“hinterland” cinese.

6^ – la civiltà giapponese, basata su confucianesimo e buddhismo e un eclettismo che fonde stato e capitale, capitale e manodopera, e le rispettive intensità, ma anche sullo shinto che definisce il Giappone come un paese divino centrato su un imperatore.

E sta prendendo forma un modello africano nero, basato su condivisione, distribuzione, solidarietà e democrazia come dialogo per il consenso.

Civiltà robuste, modelli robusti. Condannati a scontrarsi, isolarsi, o capaci di dialogo, selezione-compresenza mirata [ecletticità], trascendimento [dei dati storici espliciti – ndt] mediante una diplomazia culturale?

Problema chiave: l’Occidente, ma non per pretese di universalismo applicabile ovunque sempre; bensì per l’eccezionalismo USA, per un giudaismo che esclude i non-ebrei, e l’induismo castale che esclude i senza-casta. [Altrimenti] soddisferebbero tutte il criterio kantiano della universalizzabilità. Il problema è il singolarismo, la pretesa di essere i soli; l’arroganza incredibile della dottrina a senso unico, dell’assistenza allo sviluppo, dell’influenza culturale — di un colonialismo dove l’Occidente è riuscito a imparare nulla.

Proprio ora l’occidente dell’Occidente, gli USA, non solo stan perdendo il proprio impero, ma dopo le bolle speculative della borsa, delle abitazioni e della finanza in generale, arriva quella del dollaro USA, con il debito federale in aumento di 3,2 miliardi di $ al giorno dal 2006, i disoccupati di 7.300 al giorno dal 2008 e 1.400 posti di lavoro andati persi nel settore industriale ogni giorno dal 2006.  E due volte e mezza più denaro circolante, ossia stampato, che prima del tonfo del 2008 (Der Spiegel, nr.44-2010). Peggio che uno stato fallito: una società fallita.

Tutto ciò renderà l’Occidente meno arrogante, in grado d’imparare a badare ai diritti socio-economici, alla comunitarietà e alla condivisione, al né-troppo-poco-né-troppo, alla crescita spirituale, all’eclettismo economico e politico, e alla democrazia mediante il dialogo? All’armonia mediante benefici reciproci e uguali? Quanto meglio un paese occidentale riesce a imparare dal resto del mondo, tanto meglio andrà alla gente. E quanto più un paese non-occidentale si sviloppa per proprio conto, indipendente dall’Occidente, tanto meglio gli andrà; senza sminuire quel che può imparare dall’Occidente in quanto a dinamismo, transizioni democratiche e diritti umani.

Fin qui per quanto attiene a 5 delle 15 relazioni suddette risultanti con sei modelli. E le altre 10?

L’Islam ha lo stesso problema che l’Occidente, il vedersi non solo universale ma anche singolare. Ma l’islam apre a una terza possibilità oltre quelle di pace e guerra, rispettivamente le dar-al-islam e dar-al-harb: la dar-al-ahd, la convenzione, il trattato, l’accordo, come per la cooperazione buddhista-musulmana che ha gestito la Via della Seta per quasi un millennio. L’Occidente è ben più dualista e manicheo, propenso a considerare il non-Occidente inferiore, male.

E per l’induismo e gli altri? Molto problematico, incline a mettersi con altri dello steso stampo, come gli USA, eccezionalisti, e gli ebrei, eletti e con una terra promessa popolata da altri, in una triade USA-Israele-India grevemente militarizzata di stati pariah anti-pariah.

E col buddhismo? Troppo pluralistico e cooperativo, eclettico al punto dell’auto-distruttività, come con i monaci violenti in Sri Lanka, militari in Thailandia, kamikaze nel Giappone militare. Forse si dovrebbe incoraggiarlo al dialogo, non alla fusione, anche nel rapporto Cina-Giappone? Più autonomia. E proprio riguardo al rapporto Cina-Giappone, che cosa ne impedisce l’approccio CEE-UE in un’Unione Est-Asiatica (EAU)? Effettivamente solo il Giappone (come anche la Germania) legato al suo nuovo imperatore (nonché Führer) dopo il 1945, Washington, che ha sempre ragione (hat immer recht). Il che si esaurirà insieme all’impero USA, con allora una UE più forte e una EAU. E civiltà come regioni che si spera sappiano anche imparare da altri, per selezionare e giustapporre. E nell’orizzonte di un’organizzazione delle Civiltà Unite, che ne prenda il meglio da tutte, con l’Alleanza di Civiltà Zapatero-Erdögan all’ONU come inizio promettente.

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Originariamente pubblicato l’8 novembre 2010 #137

Johan Galtung (24 ottobre 1930-17 febbraio 2024), era professore di studi sulla pace, Dr. hc mult, e è stato il fondatore della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e rettore della TRANSCEND Peace University-TPU. Prof. Galtung ha pubblicato 1.670 articoli e capitoli di libri, più di 500 editoriali per TRANSCEND Media Service-TMS, e 170 libri su temi della pace e correlate, di cui 41 sono stati tradotti in 35 lingue, per un totale di 135 traduzioni di libri, tra cui 50 Years-100 Peace and Conflict Perspectives, ‘pubblicati dalla TRANSCEND University Press-TUP.

Original in English: Civilization as a Way of Life – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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