(Italiano) Via dal nucleare, dalle armi e non solo…
ORIGINAL LANGUAGES, 22 Jan 2018
Elena Camino – Centro Studi Sereno Regis
10 gennaio 2018 – La Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) è una coalizione di organizzazioni non-governative di 100 paesi. Grazie al potere delle mobilitazioni popolari ICAN ha lavorato per scrivere la parola fine alla storia dell’arma più distruttiva che l’uomo abbia mai inventato, un’ arma che minaccia l’esistenza stessa dell’umanità. ICAN è stato insignito del Premio Nobel per la Pace 2017 come riconoscimento del ruolo avuto nell’approvazione del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Questo storico trattato, adottato il 7 luglio con il voto favorevole di 122 Stati, offre all’umanità uno strumento alternativo, assolutamente necessario, in questo nostro mondo dove prevalgono e proliferano invece le minacce di azioni di distruzione di massa.
L’ Istituto Soka Gakkai International è stato fin dal 2007 un partner internazionale di ICAN, lavorando insieme per l’obiettivo comune della completa eliminazione delle armi nucleari.
Tra pochi giorni [il 16 gennaio alla Cittadella, ndr] sarà inaugurata a Torino la Mostra “Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, un’iniziativa ideata e promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai con il patrocinio della Città di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte, del Comitato Regionale dei Diritti Umani e dell’Università degli Studi di Torino. La mostra è rivolta soprattutto ai giovani, e pone l’accento sui seguenti punti:
- Garantire il diritto alla vita di tutti i popoli.
- Passare dalla sicurezza basata sulle armi alla sicurezza basata sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli esseri umani.
- Cambiare la visione del mondo, da una cultura della paura a una cultura della fiducia reciproca.
- Le azioni che costruiscono la pace. L’esposizione è anche l’occasione per riflettere su temi di ampio respiro quali la responsabilità sociale dello scienziato, la responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’impatto ambientale dei test nucleari, il costo (esorbitante) degli armamenti e del loro mantenimento
Quali azioni costruiscono la pace?
Tutte le persone consapevoli dei rischi di un uso deliberato o accidentale di armi nucleari sono favorevoli a premere sui governi, nel caso specifico su quello italiano, affinché aderisca alla campagna e si adoperi fattivamente ad abolire l’enorme stock di armi nucleari immagazzinate e/o pronte all’uso in varie regioni d’Europa, e in particolare d’Italia.
Ma la produzione di un ordigno nucleare è solo una tappa di un lungo processo che inizia in luoghi spesso molto distanti: le miniere di uranio. Ed è un processo che si interseca con quello che consente il funzionamento delle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. La filiera nucleare – nel caso delle centrali – termina con lo smantellamento dei reattori obsoleti e il conferimento in apposite discariche, dove i materiali radioattivi vengano immagazzinati in modo tale da non provocare danno alle generazioni presenti e future. Nel caso delle armi atomiche, se si vuole arrivare al disarmo nucleare completo occorre portare a termine il ciclo, smantellare i depositi di armi e provvedere alla decontaminazione. L’uso dell’energia nucleare, che sia a fini pacifici o a fini bellici, implica la produzione, il trasporto e l’uso di materiale altamente radioattivo, con tutti i rischi che ciò comporta per i sistemi viventi – dall’umanità alle piante agli insetti…
Dunque la campagna per l’abolizione delle armi nucleari mette in luce l’ insostenibilità del sogno dell’”atomo per la pace” auspicato dal Presidente Eisenhower in un discorso pronunciato all’Assemblea generale dell’ONU, a New York l’8 dicembre 1953.
Questo è il titolo di un articolo scritto da Nanni Salio nel 1981 (più di 30 anni fa!), che metteva in guardia i lettori dal credere che sia possibile separare le due filiere di produzione del materiale fissile: esiste una tappa intermedia in cui il materiale messo a punto, i macchinari predisposti e le competenze tecno scientifiche acquisite consentono di dirigere il resto del processo verso la strada della produzione di energia elettrica (con la costruzione dei reattori) oppure verso l’assemblaggio delle componenti di un’arma. A detta di alcuni studiosi, l’interesse e la pressione a costruire ancora centrali nucleari, nonostante i gravissimi incidenti che si sono verificati e i costi esorbitanti dell’impresa, sono da attribuire ai militari, che si rendono conto che senza avere come ‘spalla’ le competenze e le tecnologie del nucleare civile, sarebbe sempre più difficile gestire i processi di fissione nucleare.
Sul sito di ICAN è spiegato chiaramente che “ogni impianto per l’arricchimento dell’uranio necessario ad essere usato nel reattore di una centrale per la produzione di energia può anche trattare l’uranio fino a renderlo utile per uso bellico”. E ancora: “in un reattore nucleare viene prodotto plutonio dall’uranio. I programmi nucleari civili e militari sono spesso strettamente legati. La maggior parte dei più recenti casi di proliferazione nucleare derivano da programmi apparentemente pacifici.”
Occorre quindi che i cittadini che sono favorevoli alla messa al bando delle armi nucleari siano contemporaneamente contrari alla costruzione di nuove centrali nucleari, e che sostengano i movimenti di protesta che in molte parti del mondo cercano di opporsi allo sviluppo di questa forma di produzione energetica. Come è stato tragicamente sperimentato in passato, gli incidenti gravi avvenuti alle centrali nucleari hanno coinvolto vaste aree, e costituiscono un problema per l’intera comunità umana. Il Bulletin of Atomic Scientists dedica un settore del sito a offrire una informazione aggiornata della produzione di energia nucleare: le centrali attive e quelle chiuse, i reattori in costruzione, quelli in programma.
La World Nuclear Association ci informa che nel 2017 sono attivi nell’Unione Europea 128 reattori nucleari che operano in 14 dei 28 stati membri, e producono più di un quarto dell’elettricità totale dell’Unione. Più di metà dell’elettricità da fonte nucleare nella UE è prodotta dalla Francia.
E’ sempre la WNA a informarci su quanto avviene fuori dall’Europa, ed ecco – a titolo di esempio – la situazione in tre importanti Paesi:
- la Cina ha 37 reattori operativi, 20 in costruzione, e altri in programma
- In Giappone attualmente sono potenzialmente funzionanti 42 reattori, che potrebbero ripartire. Finora 5 hanno potuto riprendere l’attività, e altri 21 sono in attesa di autorizzazione.
- l’ India ha un programma nucleare molto vivace e autonomo, e intende fornire il 25% di elettricità dal nucleare entro il 2050.
I programmi di installazione di nuove centrali nucleari suscitano ovunque forti proteste: sia da chi è contrario per motivi ambientali e/o umanitari, sia da parte delle comunità, spesso di contadini e pescatori, che vengono brutalmente espropriati dalle loro terre e zone di pesca per lasciare spazio alla costruzione di queste ‘grandi opere’.
Il lascito ingestibile della radioattività
Se anche fosse possibile separare i processi che attualmente consentono un facile passaggio dalla produzione di energia alla produzione di armi nucleari, basterebbe concentrare l’attenzione ai due estremi della filiera – lo scavo in miniera di minerali di uranio e lo smaltimento delle scorie a fine processo – per renderci conto che maneggiare questa forma di energia, in modo esplosivo con le bombe o in modo controllato con le centrali, ha in ogni caso conseguenze devastanti.
Nell’ultimo numero del Bulletin of Atomic scientists (gennaio 2018) è stato pubblicato un articolo di Jonathan P. Thompson che inizia così:
Sotto le torbide acque verdi all’estremità nord del lago Powell, sepolto tra le tonnellate di limo trasportate lungo il fiume Colorado nel corso degli anni, si trova un cumulo di 26.000 tonnellate di materiale di scarto non bonificato di una miniera di uranio. E un cocktail di polonio, bismuto, torio e radio che ci ricorda come l’industria dell’uranio, con l’autorizzazione del governo federale, ha devastato l’Occidente e le sue comunità per decenni.
Questo lago è circa equidistante da due grandi città, Denver e Las Vegas, e si trova ai confini di un ampio territorio che comprende due riserve indiane, dei Navajo e degli Hopi. L’evento raccontato dall’Autore è solo uno delle migliaia di casi che – dall’inizio dell’era nucleare – hanno provocato danni, inquinamenti e morti in tutte le zone del mondo che sono state toccate dalla filiera nucleare.
Conoscere il nucleare per eliminarlo
Per contribuire a sostenere l’impegno di ICAN, dell’Istituto Soka Gakkai e di tante altre realtà impegnate nello sforzo di abolire le armi nucleari, il Centro Studi Sereno Regis ha avviato un ciclo di incontri per far conoscere alcuni aspetti meno conosciuti, e più indiretti del problema che la Campagna per l’abolizione delle armi nucleari vuole risolvere.
Il primo incontro, realizzato il 22 novembre 2017, ha permesso di portare alla luce un episodio avvenuto in Italia ai tempi della Guerra fredda: l’installazione di missili a testata atomica nelle Murge.
Il secondo incontro si svolgerà il 17 gennaio, alle ore 18 presso il CSSR: L’India nucleare: contraddizioni interne, collaborazioni/collusioni internazionali. In questo incontro saranno illustrati alcuni degli intrecci tra atomi di pace e atomi di guerra in India, e saranno presentate delle sequenze video su manifestazioni nonviolente di protesta contro le centrali nucleari.
Il terzo incontro è fissato per il 21 febbraio (sempre alle 18 presso il CSSR). Si parlerà di Chernobyl: non solo il bilancio di un disastro avvenuto più di 30 anni fa, ma una riflessione sulle opportunità (mancate?) di trarre un insegnamento per il futuro. L’incontro prevede la presentazione di dati aggiornati sulla situazione, alcuni video che documentano la tragedia avvenuta, e la lettura di alcuni passi di un libro straordinario, Preghiera per Chernobyl, scritto da Svetlana Alexievich (Premio Nobel per la letteratura nel 2015).
Il 21 marzo avremo il privilegio di assistere alla proiezione di alcuni video prodotti da una regista giapponese, Masako Sakata: una occasione straordinaria per capire che cosa è successo a Fukushima, e come questo incidente si colloca all’interno di una sequenza di scelte irresponsabili e distruttive che pesano sul presente e sul futuro del Giappone e dell’umanità.
Ad aprile (in data ancora da fissare) ci occuperemo dei due estremi della filiera nucleare: le miniere di uranio, e di depositi di scorie radioattive. Temi scottanti, di grande attualità, che riguardano non solo le vite di tante comunità oggi, ma anche un futuro lontano: un lascito avvelenato alle generazioni che verranno, per l’eternità….
Infine, a maggio avremo la gioia di assistere alla performance di una giovane artista che generosamente ci ha offerto questa opportunità: I simply didn’t think, ok? di Alice Benessia.
__________________________________________
Elena Camino è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e Gruppo ASSEFA Torino.
Go to Original – serenoregis.org
DISCLAIMER: The statements, views and opinions expressed in pieces republished here are solely those of the authors and do not necessarily represent those of TMS. In accordance with title 17 U.S.C. section 107, this material is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. TMS has no affiliation whatsoever with the originator of this article nor is TMS endorsed or sponsored by the originator. “GO TO ORIGINAL” links are provided as a convenience to our readers and allow for verification of authenticity. However, as originating pages are often updated by their originating host sites, the versions posted may not match the versions our readers view when clicking the “GO TO ORIGINAL” links. This site contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available in our efforts to advance understanding of environmental, political, human rights, economic, democracy, scientific, and social justice issues, etc. We believe this constitutes a ‘fair use’ of any such copyrighted material as provided for in section 107 of the US Copyright Law. In accordance with Title 17 U.S.C. Section 107, the material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. For more information go to: http://www.law.cornell.edu/uscode/17/107.shtml. If you wish to use copyrighted material from this site for purposes of your own that go beyond ‘fair use’, you must obtain permission from the copyright owner.
Read more
Click here to go to the current weekly digest or pick another article:
ORIGINAL LANGUAGES: