(Italian) Stay Human. Riamaniamo Umani. Per Vik
ORIGINAL LANGUAGES, 25 Apr 2011
Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service
Prima della lettura costante del blog di Vittorio, prima ancora della lettura di “Gaza. Restiamo umani”, è dai reportages, dalle schegge o dai frame linguistici inviati da Gaza e pubblicati sulle pagine del Manifesto, che leggo quotidianamente dal 1977, che ho potuto apprezzare il pensiero e l’azione Vittorio.
Vik – un uomo, amico della nonviolenza, pacifista e attivista.
Attraverso i suoi report stringati, spesso a causa dell’emergenza, talvolta minimalisti ma sempre dettagliati, essenziali e così necessari, apparsi sulle prime pagine del Manifesto – TESTIMONIANZE indispensabili, OCCHI dei nostri occhi, per chi, come tanti di noi, troppi, è distante, magari anche solo geograficamente dai luoghi, dai fatti e dalle storie reali che pochi riescono a raccontare – è riuscito a restituire, con rara sensibilità e con raffinata dolcezza e incisività, e il richiamo a restare umani nella chiusa dei suoi pezzi, con l’ormai famoso e ri-conosciuto Leitmotiv “Restiamo umani”.
Da latitudini quanto mai IMPROBABILI e da frontiere costruite, mentalmente, e in quanto tali inesistenti, l’assurdità e le atrocità della guerra.
Non ho incontrato di persona Vittorio, pur avendone la possibilità.
Non ho beneficiato del primo incontro, felice e LIVE – per il quale pure mi ero impegnata, con gli amici dello SLAG, gruppo di software libero locale – e in quanto attivista, allora impegnata anche nell’associazione ARCI saperi e sapori e all’espace populaire di aosta, per la realizzazione tecnica di un collegamento in videoconferenza con Vittorio, da Gaza, nel gennaio 2009 per una serata sulla palestina.
Non incontrai Vittorio neppure alcuni mesi dopo una serata con Vittorio ad Aosta, se non sbaglio, sempre all’Espace Populaire di Aosta, svoltasi, se non erro, prima il 21 maggio ma sicuramente poi il 14 dicembre 2009.
Ricostruisco la cronologia con appunti che uso e che sono in mio possesso ora che mi trovo fuori porta e che non posso ricontrollare con precisione i dettagli, cosa di cui mi scuso.
“J’ai râté la rencontre”.
Ho scelto di non essere ad uno di quegli incontri e di quei momenti irripetibili che non si produrranno, probabilmente, mai più.
Un incontro non avvenuto, a causa della mia testardaggine, a causa di quel mio eccessivo attaccamento al metodo, al rigore del metodo, all’attenzione al dettaglio.
Per dissenso e per una presa di distanza, conflitto sinora ancora in essere e ancora non sanato – leggi ancora non affrontato e non risolto, in merito all’organizzazione di questo e di altri incontri all’ espace populaire: spazio libero ma non liberato da contraddizioni ed errori.
Ho scritto solo una volta a Vittorio per segnalargli NOT IN OUR NAME e AOSTA, 2010, JUNE 1. FOR FREEDOM FLOTILLA leggibili su questo blog.
Non ho rimpianti.
Non rimpiango l’incontro mancato.
Non mi manca l’essere o il saper essere.
Mi manca la vicinanza di uno come Vittorio.
E mi manca il saper fare. Quello che produce, oltre ad un contributo, davvero un atto risolutivo.
Perché Vittorio è ancora.
Oggi è in Italia.
Stasera a Bulciago.
Quando mia madre, uno dei miei capiredattore, mi ha dato la notizia del rapimento di Vik, non potevo credere.
Nello scambio di opinioni durante un viaggio di lavoro ricordo di averle manifestato un unico irrisolvibile dubbio: non era sostenibile per me il pensiero che i rapitori avrebbero ucciso Vittorio. Anche solo per pure ragioni di strategia.
Appena aver proferito il giudizio di valore ricordo una sensazione di freddo intenso.
Un silenzio carico di presagi ha zittito all’istante ogni lucida speranza.
“Dipende da chi sono i rapitori” questa era la variabile unica confermata il giorno dopo, sempre su Manifesto, dalla riflessione di Giuliana Sgrena in “Perché si deve morire per dire la verità”.
Col senno di poi che non serve a nulla, avrei compreso che il destino più crudele, proprio mentre ancora stavo opponendomi intellettualmente e da amica e persuasa della nonviolenza, si era già compiuto.
Non per caso.
Non per un destino acefalo.
Per scelta.
Per scelta, o scelta obbligata, di uomini.
Proprio come Vittorio.
Esseri umani proprio come me.
Allora nel cuore e negli occhi mi resta Vittorio in cammino.
Immerso nell’acqua di quel “mare di Gaza” come cita la dida alla foto della prima intensissima pagina di Manifesto di sabato 16 aprile.
E della vignetta di Vauro.
Sempre in quella bella prima pagina di sabato.
Vittorio a fianco dei pescatori e dei contadini palestinesi
in un mare e in una terra
a fianco a piccoli donne uomini e anziani
per difendere
anche a costo della propria vita
al di là
dei confini
dei territori
delle bandiere
delle appartenenze e delle separazioni
ciò che
unisce
tutte e tutti
ad ogni latitudine
l’umanità
tratto collettivo
Da Gaza
attraverso il valico di Rafah
verso l’Egitto
al Cairo
poi in viaggio
in transito
in Italia.
attraverso l’Italia …
Nel mentre
imparo un sacco di cose
il dolore delle amiche e degli amici palestinesi di Vittorio
l’empatia della madre di Vik
la discrezione e la forza della vicesindaco di Bulciago
avvolte
nel silenzioso abbraccio
che stringe tutte e di tutti coloro che compassionano, anche e non solo
laicamente,
a Vittorio
per tutto questo
e per molto altro
ancora
stay human
Silvia
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