(Italiano) Staffetta per la Pace 2020. Da Montesole a Sant’Anna di Stazzema. 7-12 agosto 2020

ORIGINAL LANGUAGES, 17 Aug 2020

Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service

16 ago 2020 – Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Primo Levi

«Conoscere la storia, entrare dentro la storia e capire le dinamiche del passato, della guerra, della Resistenza, delle stragi e rapportarle al tempo presente come ispirazione, come mònito, come motivo di meditazione».

Questo lo scopo dichiarato della staffetta per la Pace 2020, autogestita, svoltasi  dal 7 al 12 agosto 2020, da Montesole a Sant’Anna di Stazzema per voce di Lorenzo Guadagnucci nel report quotidiano che Radio Francigena ospita, dall’anno scorso, ogni sera alle 20:00.

La ‘camminata’ è stata ‘dedicata’ quest’anno ai giovani, ai quali, bisogna ricordarlo, viene conferita, sempre, dall’organizzazione grande attenzione. Questa volta con riferimento al particolare momento di contingenza sfavorevole vissuto dagli studenti che hanno studiato e sostenuto l’esame di maturità e gli esami universitari ‘a distanza’ senza la prossimità culturale  insita nell’esercizio intellettuale e culturale, che si possa definire tale, a causa del Coronavirus.

Un gruppo di giovani non costituito a caso che aveva espresso il desiderio di rifare la camminata ha preso parte alla staffetta. Ragazze e ragazzi che avevano già partecipato o alla camminata dell’anno scorso, altri che avevano preso parte a tappe della camminata, altri ancora che avevano partecipato a iniziative proposte durante l’anno tra cui anche le lezioni di storia contemporanea online.

Camminare è un’azione nonviolenta.

Un’azione culturale e politica nonviolenta.

Un’azione di resistenza civile.

La marcia – camminata o staffetta – è una forma di persuasione nonviolenta, caratterizzata dal cammino, agito in modo organizzato, verso un posto particolare (Sant’Anna di Stazzema) ontologicamente e intrinsecamente legato allo scopo dichiarato della staffetta.

È anche una tecnica nonviolenta.

È stata una marcia silenziosa.

Il silenzio è una caratteristica anche dei luoghi del cammino. Montesole è il luogo del silenzio, dell’abbandono. Dopo l’eccidio non fu mai più abitato.

Silenziosa ma anche impreziosita da incontri con luoghi e testimoni – attiviste e attivisti – attori e promotori di modi e mondi possibili che se non cambiano la vita ne arricchiscono certamente le prospettive.

Le camminatrici e i camminatori partecipanti, una decina, la cui età media della maggioranza di loro è al di sotto dei vent’anni, sono Lucrezia, Chiara, Giorgia, Lorenzo, Francesco, Luca, Lorenzo, Fabio, Eriberto e Pietro per questa che è  un’esperienza formativa speciale ‘sul campo’.

«Siamo saliti a Montesole, non siamo partiti da Montesole» dice Eriberto.

«lo abbiamo attraversato.

E anche da Sant’Anna di Stazzema siamo scesi fino al treno» (da Sant’Anna a Valdicastello fino alla stazione ferroviaria di Pietrasanta, ndr) percorrendo «i sentieri che salirono i profughi che andavano su per tentare la salvezza, sia/che i nazisti che salivano per compiere la strage».

La camminata è anche occasione di incontri per il report dei quali rimando al resoconto quotidiano di Lorenzo Guadagnucci su Radio Francigena.

Il gruppo ha incontrato, tra gli altri, Fratel Luca della Comunità monastica fondata da Don Giuseppe Dossetti. Unica presenza stabile tutto l’anno a Montesole dagli anni ’80.

L’ispirazione della comunità, che coincide con i valori fondativi della Costituzione, in cui la spiritualità è calata nel mondo: «nei problemi della storia» come ha detto Fratel Luca.

Il mònito di Fratel Luca è inequivocabile: «Bisogna lottare sempre e studiare»

L’incontro con Elena della scuola di pace di Montesole è stato un incontro «guidato» dice Lorenzo «sulla vicenda della strage».

Un dialogo con i camminatori, e con altri che si sono aggiunti per l’occasione. Un’analisi di ciò che si produsse nell’animo dei soldati che commisero le efferatezze compiute a Montesole ma anche per ingenerare la riflessione su qual è il senso della guerra e quali le risposte che oggi si possono dare in merito.

«È stata un’esperienza di coesione tra noi, dice Eriberto»: tra anziani e giovanissimi. La sento come cosa nuova anche per me».

Chiedo a Eriberto che cosa significa per lui ogni volta a tornare a Sant’Anna di Stazzema.

«Abbiamo vissuto i percorsi che facevano le persone che pensavano di salvarsi andando a su a Montesole o a Sant’Anna.

Il ricordare la strage ogni anno, per me, ogni volta che vado lì, significa rivivere intensamente quell’angoscia ma riuscire a collocarla…ecco riuscire a collocarla.

Riuscire a collocarla come una cosa che può succedere ancora, che sta succedendo ancora e che quindi mi responsabilizza rispetto a quello.

Ci trovo un richiamo all’attualità che sgombera da tutte le difese, da tutte le omissioni, da tutte le rimozioni.

Ti ritrovi lì ritrovando libera, pulita la tua collocazione oggi.

Per me è questo.»

Luca, 19 anni, è alla sua sesta camminata.

«La camminata non è fine a se stessa è mirata alla sensibilizzazione delle persone

Non è un viaggio che si conclude il 12 agosto ma è un viaggio che continua durante l’anno.

Il fine non è solo quello di ricordare e basta ma di intervenire su ciò che sta succedendo nel presente in questo periodo proprio.

L’ho sempre vista ponte tra passato e ora.

La celebrazione del 12 agosto resta troppo istituzionale, superficiale per molti punti di vista e poco …pura.

È molto più pura la celebrazione che c’è la sera prima quando si va al Sacrario, tutti insieme, a parlare dei morti della strage.

Molti sono stati gli incontri interessanti.

Elena mi è piaciuta tantissimo.

E’ una storica della scuola di Pace di Montesole che ha messo in luce le contraddizioni che ci sono sulle stragi e fra le posizioni di alcuni storici che noi studiamo sui libri.

Ha fatto aprire molti punti di vista, più prospettive.

Fratel Luca ci ha spiegato come vive la strage e come la vive dal punto di vista di un monaco.

Ci ha fatto capire come è la vita da frate, la fatica di essere frate: persona che è all’interno del popolo e vive con il popolo e che non si isola.

Chiedo anche a Luca che cosa è per lui Sant’Anna di Stazzema.

«Per me è importante andarci spesso per ricordare.

La vedo come un richiamo all’attenzione che questi fatti possono ricapitare.

È un avvertimento.

Memoria per il presente come tutta la camminata per la pace».

«Il 12 agosto dice Lorenzo, ci siamo alzati anche quest’anno comunque all’alba, prima della cerimonia ufficiale a cui abbiamo assistito più che partecipato, e abbiamo fatto un nostro percorso su altri luoghi rispetto a quelli canonici delle stragi.

Siamo andati prima all’Argentiera poi di nuovo alla Vaccareccia e abbiamo ragionato sui temi portanti di questa camminata: il nesso tra le stragi e l’atomica e il tremendo messaggio che ci arriva dalla seconda guerra mondiale: la Shoah, la guerra guerreggiata con le stragi e le atomiche.

E ancora sul tema della responsabilità, dell’impunità, dei processi istituiti, con l’impossibilità di accettare come scusa il principio di obbedienza che, nel caso delle stragi, anche i processi hanno sancito»:

Il dovere di disobbedire agli ordini ricevuti.

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Lorenzo Guadagnucci, giornalista, Eriberto Melloni, saggio, organizzatore e logistic man, Luca Balderi, uno dei giovani

Silvia Berruto è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente, giornalista contro il razzismo, antifascista, amica e persuasa della nonviolenza.

® Riproduzione riservata

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