(Italiano) Arte e Costruzione della Pace
ORIGINAL LANGUAGES, 26 Sep 2022
George Kent – TRANSCEND Media Service
Il significato del conflitto
I significati non sono inerenti alle cose, bensì sono socialmente negoziati. Come il significato di un’opera d’arte, così il significato di un conflitto non è inerente ad esso. Il suo significato dipende da ciò che gli osservatori vi apportano. Il significato è sempre soggettivo. Il conflitto è come l’arte. Le parti non dovrebbero considerarsi vittime indifese del conflitto. Partecipano alla sua costruzione. Hanno il potenziale per decostruirlo e ricostruirlo. Come l’arte, il conflitto, ben utilizzato, può essere una meravigliosa opportunità di apprendimento per tutti gli interessati.
Le parti in conflitto, e gli specialisti del conflitto che lavorano con loro, cercano, generalmente, una sorta di compromesso tra le posizioni contrapposte. Il principio-guida è che ognuno deve dare un po’ per avere un po’. Il trascendimento del conflitto, tuttavia, aspira a qualcosa di molto meglio, una nuova sinergia che porta a possibilità nuove, precedentemente inimmaginate, superiori per tutti gli interessati. Negli approcci tradizionali alla gestione dei conflitti, la descrizione iniziale del conflitto funge da base per il lavoro successivo. Al contrario, gli sforzi per trascendere il conflitto si basano sul fatto che le parti rivedano e riconsiderino i significati fondamentali del loro conflitto.
L’essenza di un conflitto sono le incompatibilità nelle preferenze delle parti. La preoccupazione principale non riguarda le differenze o le rivendicazioni o i valori delle parti, ma le incompatibilità nelle loro preferenze concrete su come dovrebbero essere le cose. Una parte sente che le cose dovrebbero essere sistemate in un certo modo, un’altra sente che dovrebbero essere sistemate in un altro modo, e sembra che le diverse realtà che si immaginano non possano coesistere. Una parte insiste che il confine dovrebbe essere qui, l’altra insiste che il confine dovrebbe essere lì. Non può essere in entrambi i posti. Queste posizioni sono incompatibili; quindi le parti sono in conflitto.
I motivi per cui hanno tali particolari preferenze possono essere interessanti, ma potrebbe non essere necessario conoscerli. La descrizione essenziale di ogni conflitto riguarda le incompatibilità nelle preferenze concrete delle parti. Le rivendicazioni e le diverse letture della storia riguardano le spiegazioni per quelle preferenze, e quindi per il conflitto. Finché un conflitto è definito nei termini della storia del dolore di ciascuna delle parti, queste sono intrappolate dalla fissità, dal radicamento, di quella storia. Le parti devono uscire da quella storia e concentrarsi invece sull’essenza del conflitto.
Rimedi basati sulle arti
Si possono aiutare le parti in conflitto a risolvere la loro situazione chiedendo loro di rivedere insieme le loro posizioni e il significato di tali posizioni. Le loro narrazioni storiche aiutano a spiegarle e a comprenderle. Le parti possono anche provare a formulare intese in modo astorico, esprimendo l’attuale situazione di incompatibilità e immaginando quale potrebbe essere in futuro.
Si potrebbe chiedere alle parti di formulare una dichiarazione congiunta che descriva la situazione attuale. Dove sono esattamente le rispettive preferenze incompatibili? Prima di spingerle ad adottare una soluzione accettabile per il loro dilemma, sarebbe utile prima chiedere loro di giungere a una descrizione accettabile di quel dilemma. Qual è esattamente la domanda cui si trovano di fronte? L’esercizio di formulare una nuova analisi congiunta della situazione ne ridefinisce il significato e stabilisce altresì un nuovo significato negoziato congiuntamente.
Essere costretti ad accettare l’interpretazione delle cose formulata dagli altri è un segno di privazione. Un insegnante d’arte che espone agli studenti il significato di un dipinto e poi li interroga per vedere se sono capaci di ripetere quella risposta è un cattivo insegnante. Più o meno allo stesso modo, un insegnante di storia che ti dice come capire un’epoca ti rende un cattivo servizio.
La pedagogia liberatoria propugnata da Paulo Freire, autore della Pedagogia degli oppressi, e dai suoi seguaci si basa sull’idea di «trovare la propria parola», scoprendo di avere la capacità e il diritto, e forse anche il dovere, di esprimere il proprio significato delle cose. Un insegnante che ti supporta nell’esprimerti per farti trovare il tuo significato ti dà forza e fiducia. Uno storico che ti invita ad abbandonare i significati incrostati della storia che sono stati tramandati e ti esorta viceversa a creare il tuo nuovo significato, ti dà potere.
Può essere necessario enorme coraggio per spezzare le catene della memoria. Ad un seminario sulla pace in Norvegia nell’estate del 2000, due giovani ragazze macedoni di Skopje hanno espresso il desiderio di lavare i piedi agli albanesi presenti. Lo hanno fatto, in lacrime, in un atto simbolico di pulizia storica. Tale atto apre nuove possibilità trascendenti.
Nel 1999 Daniel Barenboim e il compianto Edward Said hanno avuto l’idea di utilizzare la musica creata insieme come mezzo per spezzare le catene di significato ereditate. Hanno fondato la “West Eastern Divan Orchestra”, riunendo giovani musicisti provenienti da tutte le parti del conflitto mediorientale. Anni dopo, promuove ancora la comprensione tra di loro. Non ha fatto miracoli, ma non c’è dubbio che ha fatto molto bene, costruendo tanti piccoli ponti.
Se le parti in conflitto sono in grado di liberarsi dalle catene di significato storicamente radicate e di creare insieme un nuovo significato, acquisiscono nuovo potere sulla situazione. Non è più tutto stabilito dalla memoria ereditata.
L’architettura della pace
In tal modo, gli sforzi congiunti in una qualsiasi delle arti potrebbero aiutare a trascendere i conflitti. Consideriamo tali possibilità in architettura. Possiamo guardare, ad esempio, Gerusalemme come una manifestazione concreta dei conflitti, ora incastonati nella pietra. Oppure possiamo vedere Gerusalemme come una grande opera d’arte, i cui significati non sono fissi, ma possono essere riconsiderati mentre vi conferiamo uno spirito nuovo.
Certo, non bisogna dimenticare il significato storico di una grande città come Gerusalemme. Dobbiamo ricordare la storia dei nostri conflitti per assicurarci di non dovere rivivere i loro orrori – mai più. Ma dovremmo riconoscere che la memoria storica è selettiva e politica e può essere usata e abusata per scopi umani. Dobbiamo essere determinati e selettivi su quali elementi di quella storia intendiamo mettere in evidenza se vogliamo evitare di essere intrappolati dalle nostre stesse costruzioni della storia.
Il libro di Bill Shore, The Cathedral Within, sottolinea che coloro che hanno progettato la costruzione delle grandi cattedrali sapevano che non avrebbero visto il risultato finale. Non sapevano come sarebbero stati completati i progetti. Tuttavia, hanno plasmato visioni così avvincenti che altri hanno portato avanti volentieri i progetti, per generazioni e persino per secoli. Il libro di Shore è stato scritto non per gli architetti, ma per dare potere a coloro che hanno bisogno di visione per affrontare le principali questioni sociali del mondo[i].
È sempre possibile scegliere quali significati conferire agli eventi che influenzano la propria vita. La miseria è facoltativa. Guardando con occhi nuovi, si potrebbe scoprire che posizioni che erano sembrate del tutto incompatibili in realtà non lo sono. Invece di porre il confine dove vuole l’una o l’altra parte, o nel mezzo, si potrebbero forse cercare modi in cui il confine può essere in entrambi i luoghi, o forse in nessuno dei due.
Ciò è stato fatto in un conflitto di confine tra Ecuador e Perù. Hanno trasceso le posizioni conflittuali originarie e hanno istituito un parco pubblico gestito congiuntamente nello spazio tra i due Paesi. Aprire le menti alla possibilità di nuovi significati apre a possibili futuri precedentemente inimmaginati. Una pedagogia liberatoria applicata al mondo così com’è ci apre alla trascendenza verso possibilità prima inimmaginabili.
Una pedagogia trasformativa che incoraggia le persone a creare i propri significati apre nuove possibilità nella vita degli individui, consentendo nuovi modi di essere. Un approccio al conflitto che incoraggi le parti a ricostruire insieme il significato della loro situazione apre nuove possibilità per utilizzare il conflitto in modo costruttivo. Trascendere le intese ereditate può creare spazio per modi completamente nuovi di stare insieme.
Paulo Freire ha chiesto ai contadini brasiliani di formulare le proprie analisi, chiedendo loro di rispondere a immagini di diversi tipi di situazioni sociali. È stata un’iniziativa pionieristica nell’adozione dell’arte al servizio della pace. I contadini furono aiutati a produrre le proprie analisi della propria situazione nei propri termini. Si può solo immaginare cosa sarebbe successo se questo esercizio di interpretazione fosse stato intrapreso dagli oppressi e dagli oppressori insieme, magari attraverso una sorta di dialogo facilitato.
Abbiamo bisogno di un’analisi più condivisa da parte delle realtà in conflitto, magari attraverso la scrittura congiunta della storia. Anche i loro rimedi devono basarsi su ciò che possono immaginare insieme. L’esercizio dell’immaginazione è arte. L’esercizio congiunto dell’immaginazione ad opera delle parti in conflitto è l’esercizio dell’arte della pace.
I problemi di forma attraversano i confini di ciò che è convenzionalmente inteso come arte e ciò che è convenzionalmente inteso come scienza sociale. La progettazione di solide strutture politiche è una sorta di arte applicata. Proprio come nel progettare un tostapane c’è bisogno di una certa abilità, oltre che di attenzione al funzionamento, così nella creazione di nuove forme politiche.
È fin troppo facile criticare i politici e le istituzioni. Il compito più impegnativo è dire cosa dovrebbe essere fatto, cosa sarebbe il caso di fare e dirlo insieme agli altri. Si dovrebbe prestare molta più attenzione all’arte costruttiva del disegno politico. Quale dovrebbe essere la progettazione degli accordi istituzionali per la governance globale? Quale dovrebbe essere il disegno di una qualsiasi azione politica?
Opportunità di collaborazione
Una volta create opportunità decenti, ovunque, le persone possono essere meravigliosamente creative, nelle arti, nell’industria, nella costruzione di istituzioni. Le persone creano nuovi tipi di significato, nuovi modi di dire le cose a un ritmo mozzafiato. Il problema è che spesso si ostinano a farlo da sole. Dov’è la costruzione congiunta del significato? Dove e come le persone collaborano con persone diverse da loro per produrre cose nuove e migliori? Alcuni sembrano volere che gli altri si facciano da parte mentre costruiscono i loro svettanti monumenti, i loro ponti e le loro cattedrali. Non va bene.
Abbiamo bisogno di più progetti internazionali basati su una vera collaborazione, nell’arte, nell’architettura, nel commercio, nell’assistenza umanitaria, nella diplomazia, nella gestione delle controversie e in tutto il resto. Le relazioni devono essere dialogiche, anziché didattiche. Occorre un’apertura all’apprendimento, alla creazione di nuovi significati da entrambe le parti. I progetti di sviluppo non dovrebbero riguardare noi che li istruiamo. Dovrebbero riguardare l’apprendimento, e quindi lo sviluppo, di tutte le parti. I migliori progetti di sviluppo non potranno che essere collaborativi, con una forte componente di «artisticità», non solo in termini oggettivi e materiali ma anche in termini spirituali e istituzionali.
Consideriamo le possibilità che potrebbero esserci nell’avviare uno sforzo collaborativo per progettare un nuovo tempio, che possa essere utilizzato da tutte le fedi religiose, da collocare nel centro di Gerusalemme. Se le diverse parti potessero elaborare il processo necessario, questo sarebbe propriamente un edificio di pace.
Aprire le menti alla possibilità di nuovi significati ci apre a possibili futuri precedentemente inimmaginati. L’esercizio congiunto dell’immaginazione ad opera delle parti in conflitto è l’esercizio dell’arte della pace. Progettare insieme nuove strutture politiche sarebbe come comporre nuova musica insieme, creare nuovi significati, che vadano oltre le capacità di ciascuna delle parti singolarmente e isolatamente prese.
NOTA:
[i] Cfr. Bill Shore, The Cathedral Within: Transforming Your Life by Giving Something Back, Random House Trade Paperbacks, New York, 2001.
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George Kent è professore emerito di scienze politiche all’Università delle Hawaii, USA.
L’articolo originale, “Art and the Building of Peace”, è stato pubblicato in TRANSCEND Media Service, 11 novembre 2013.
Original in English: “Art and the Building of Peace.” Critical Arts: South-North Cultural and Media Studies. Vol. 27, No. 4, 2013, pp. 444-448. http://www2.hawaii.edu/~kent/ArtBuilding.pdf
Il testo è tradotto in italiano a cura di Gianmarco Pisa con licenza CC BY NC 4.0: creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0.
Tags: Art, Conflict studies, Peace art, Peacebuilding
This article originally appeared on Transcend Media Service (TMS) on 26 Sep 2022.
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