(Italiano) I tempi sono cambiati… militari e clima

ORIGINAL LANGUAGES, 9 Oct 2023

Elena Camino | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

Foto Rob Schleiffert | Frecce Tricolori (CC BY-NC-ND 2.0)

La guerra ha sempre divorato la vita. Trasforma gli esseri umani in persone degne di vita e in persone che possono essere uccise senza pensarci. Appiattisce migliaia di esseri umani complessi trasformandoli in un nemico senza volto. Ringhia slogan di “paese” e “terra” che vengono annunciati come più importanti della vita umana. Seppellisce la brutalità dei corpi spezzati dietro il gergo di “collaterale”. […] Ma oggi c’è un altro senso in cui la guerra sta divorando la vita, poiché sta distruggendo la vita della biosfera del nostro pianeta e la vita delle generazioni future.

— Nick Burton Climate Collateral  7 June 2023

Una manifestazione interrotta per lutto

– L’11 settembre 2023 a Torino si era svolta una conferenza stampa di presentazione degli eventi in programma sabato 16 e domenica 17 settembre:  in occasione del Centenario dell’Aeronautica Militare, infatti, era stata organizzata una manifestazione aerea che prevedeva la partecipazione di moltissimi velivoli, e un gran finale con lo spettacolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale  organizzato dall’Aero Club Torino. Era prevista anche la mostra “Cento anni dell’aeronautica militare”, a cura del Consiglio regionale del Piemonte in collaborazione con la Fondazione AMMA. L’Aero Club di Torino offriva nella sua pagina web tutte le info utili per il pubblico.

Alcuni dei rappresentanti delle istituzioni locali avevano espresso commenti favorevoli per questa serie di iniziative. Gianna Pentenero, Assessora alla sicurezza, ricordava il ruolo di Torino nel settore industriale (dagli aerei prodotti negli anni Quaranta alle apparecchiature della stazione orbitante e della missione sulla Luna), e riteneva un onore per la nostra città festeggiare l’aviazione ospitando la pattuglia acrobatica. Francesco Casciano, Sindaco di Collegno, incoraggiava il pubblico a partecipare numeroso all’esibizione delle Frecce Tricolori: sarebbe stata un’occasione di visibilità e di promozione per le potenzialità del comparto industriale aereonautico. Qualche giorno prima dell’evento erano già previsti 85mila spettatori per le Frecce Tricolori, ed erano già stati distribuiti tutti i biglietti ad ingresso gratuito per la manifestazione aerea.

Interessata da tempo alle relazioni tra attività militari e clima, stavo raccogliendo dati per documentare l’impatto ambientale delle Frecce.

Un terribile incidente. Nel pomeriggio del 16 settembre, durante un volo di prova uno dei velivoli delle Frecce si è schiantato nei pressi dell’aeroporto di Torino-Caselle coinvolgendo un’auto di passaggio con a bordo una famiglia: è morta una bimba di 5 anni, feriti il fratellino e i genitori.

Apprendendo la notizia ho interrotto le ricerche che stavo svolgendo, mirate a documentare i costi economici e ambientali della pattuglia acrobatica, non solo in occasione di singoli eventi ma come attività di lungo termine: comprensiva cioè del costo e manutenzione dei velivoli, formazione e addestramento dei piloti, iniziative e attività presso l’aeroporto di Rivolto (UD), e durante le numerose esibizioni eseguite con frequenza crescente[1] sopra mari, laghi e città italiane.

Con tristezza e determinazione ho ripreso le mie ricerche qualche giorno dopo l’incidente.

Le frecce tricolori: da una contrarietà etico-estetica…

La Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN), il cui nome ufficiale è 313º Gruppo Addestramento Acrobatico, ma che è comunemente conosciuta come le Frecce Tricolori, è nata nel 1961 in seguito alla decisione dell’Aeronautica stessa di creare un gruppo permanente per l’addestramento all’acrobazia aerea collettiva dei suoi piloti. Con dieci aerei (dal 1982 utilizzano come velivolo gli Aermacchi MB.339 A/PAN MLU), di cui nove in formazione e uno solista, sono la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo, e il loro programma di volo l’ha resa famosa come una delle migliori pattuglie aeree acrobatiche a livello internazionale.

Sporadiche espressioni di contrarietà verso questa manifestazione – inneggiante alla patria, al coraggio militare, alla difesa armata contro le minacce ‘nemiche’ –  erano già state pronunciate molti anni fa: interessante fu la dichiarazione di  Lidia Menapace nel 2007, che suscitò indignazione per una sua articolata critica, di cui riporto qui alcuni passi:

“[…] continuo a credere che a uno stato non si addicono le acrobazie e che il patriottismo espresso dalle Frecce Tricolori, cosi di immagine, sia molto di cattiva lega. […] Nel corso della visita mi è stato chiesto di continuo se le Frecce erano belle e se ne ero orgogliosa… Le Frecce sono belle ma anche le piramidi sono bellissime, tuttavia a me quando le ho viste, è venuto subito da chiedermi quanti schiavi sono morti per costruire delle tombe a re, e lo stesso mi viene in mente quando vedo il Colosseo; […] vorrei che sviluppassimo un gusto del bello meno legato al potere e alla sua magnificazione.

Ho una idea di bello diversa, mi piace di più un bello fondato sulle parole lievi di una lirica, sul pensieri consolanti di un testo di meditazione, sulle linee e colori di una pittura, insomma dove la materia impegnata è abile e lieve e mi piacerebbe che avviassimo il gusto ad essere meno preso dalle cose che fanno rumore e occupano spazio, esprimono prepotenza. E’ una questione di gusto e secondo me anche di etica”.  

… a una contrarietà economica e ambientale

Costi economici. Negli ultimi decenni sono aumentate le preoccupazioni sulle crescenti spese destinate agli apparati e alle azioni militari. Ben prima dell’inizio della guerra Russo-Ucraina che ha coinvolto molti Paesi, europei e non solo, le esibizioni delle Frecce Tricolori erano state occasionalmente criticate per i loro costi, ma la difficoltà di accedere a informazioni attendibili ha sempre impedito di intraprendere iniziative concrete per abolirle. In molti paesi le pattuglie acrobatiche sono affidate a civili e si finanziano con gli introiti degli show aerei, mentre in Italia le Frecce Tricolori fanno capo ai bilanci della Difesa e i loro costi sono presumibilmente elevatissimi.

In un articolo pubblicato su il Manifesto il 1° maggio 2014 si leggeva:

Bisogna tener conto che secondo alcuni calcoli contenuti nel libro Bianco della Difesa redatto nel 2002 e riferito all’anno precedente, far volare un areo della pattuglia acrobatica costava all’epoca quasi sette milioni e mezzo di lire (per la precisione 7,495 milioni). Fatti i dovuti aggiornamenti relativi al passaggio all’euro e al maggior costo della vita, oggi sempre un’ora di volo potrebbe costare 4.800 euro. Naturalmente per ciascuno dei nove aerei che compongono la pattuglia. Il costo totale della parata si aggira invece intorno a 1,9 milioni di euro.

Il Ministro Crosetto, rispondendo a una interrogazione parlamentare del 20 settembre scorso (formulata dopo l’incidente avvenuto a Torino) ha risposto che il costo di un’ora di volo è di circa 6.800 euro (dati del 2023), inclusivo delle parti di ricambio e del carburante. Queste cifre vanno rapportate al valore aggiunto rappresentato dalla qualità e dalla quantità dell’addestramento acquisito, fondamentale per la prontezza del personale e dell’unità, i cui benefici riguardano l’intera Forza armata”. Ma a suo dire “il costo di tali attività potrebbe considerarsi quasi nullo”, in quanto “sostenuti molto spesso con l’ausilio di sponsor privati, degli enti locali e civili, degli organizzatori, delle autorità locali, che richiedono la partecipazione alle Frecce Tricolori e a volte di altri assetti dell’Aeronautica Militare per il tramite dell’Aero Club Italia”.

Danni ambientali. Oltre ai costi economici, sta crescendo l’attenzione ai costi ambientali: il ’peso’ della pattuglia acrobatica, forse trascurabile un tempo, diventa significativo e rilevante con il crescere delle preoccupazioni per le conseguenze dell’aumento in atmosfera dei gas con effetto serra (GHG).  Un Aermacchi può arrivare a consumare circa 100 litri di benzina al minuto (per confronto, un aereo di linea di dimensioni medie consuma circa 21 litri al minuto).  Secondo il Ministro Crosetto “il consumo di CO2 durante l’esibizione della pattuglia acrobatica è paragonabile a 25 minuti di volo di un solo vettore di trasporto aereo a lungo raggio e quindi dell’aviazione commerciale in fase di crociera”.

Ma la sostenibilità ambientale delle Frecce Tricolori e delle loro esibizioni viene si mette in discussione all’interno di un discorso molto più ampio, che riguarda la sostenibilità delle attività militari nel loro complesso.  In alcuni articoli pubblicati negli anni scorsi sul sito del CSSR[2] avevo segnalato che le attività militari – in tempo di pace come in guerra – contribuiscono in modo significativo e crescente alla produzione di gas con effetto serra, ma solo gradualmente e a fatica la pressione esercitata da varie associazioni della società civile ha potuto portare all’attenzione questo problema, e avviare dei tentativi per obbligare i settori militari dei Paesi a dichiarare pubblicamente le loro produzioni di CO2 e mettere in atto iniziative concrete di riduzione dei gas-serra.

Un convegno sul tema è stato realizzato a Trento nell’ottobre 2022  (Disarmo climatico – L’impatto ambientale di armi e guerre e i percorsi collettivi possibili verso un futuro di sicurezza climatica). Speriamo che gli organizzatori dell’evento (la Rete Italiana Pace e Disarmo ed altri) possano provvedere alla diffusione delle informazioni emerse e alla pubblicazione degli Atti .

Iniziative internazionali

Sebbene la natura delle attività militari sia tale che non potranno mai essere “verdi”, nel vero senso della parola, è possibile attuare politiche per contribuire a ridurre al minimo l’impatto ambientale. Alcune associazioni da alcuni anni lavorano, spesso in collaborazione tra loro, per conseguire alcuni scopi relativamente agli impatti ambientali dei sistemi militari nel mondo:

  1. Approvare leggi che obblighino gli Stati a dichiarare i loro carichi ambientali
  2. Imporre la messa in atto di iniziative volte a ridurre tali impatti
  3. Promuovere nei decisori politici e nella società una maggiore consapevolezza degli effetti perversi che i sistemi militari (sia in tempi di pace che in guerra) provocano negli ambienti naturali, sempre più ‘vittime silenziose’ dei conflitti armati.

Alcune delle Associazioni più impegnate in questo settore sono elencate qui di seguito: sui loro siti si possono trovare numerosi dati, riflessioni, proposte.

Conflict and Environment Observatory (CEOBS). Questo gruppo di lavoro è nato nel 2018 con l’obiettivo primario di aumentare la consapevolezza e la comprensione delle conseguenze ambientali e umanitarie dei conflitti e delle attività militari; di garantire che le conseguenze ambientali dei conflitti armati e delle attività militari siano adeguatamente documentate e affrontate e che le persone colpite ricevano assistenza. CEOBS lavora in collaborazione con altre organizzazioni, tra cui  Harvard Law School, King’s College London, Norwegian People’s Aid, Università di Edimburgo, Università di Leeds e Scientists for Global Responsibility.  Nel sito è possibile trovare alcuni dati sulle emissioni militari.

Scientists for Global Responsibility (SGR), è un’associazione indipendente con sede nel Regno Unito, composta da centinaia di scienziati naturali, scienziati sociali, ingegneri, professionisti IT e architetti, sostenuta da altre centinaia al di fuori di queste professioni. SGR promuove la pratica etica e l’uso della scienza, del design e della tecnologia. SGR è affiliata all’International Network of Engineers and Scientists for Global Responsibility. Tra i progetti che SGR sta portando avanti ce n’è uno focalizzato sulla tematica ‘militari e clima’: emissioni di carbonio militari; confronti tra le risorse utilizzate per le attività militari e quelle utilizzate per contrastare il cambiamento climatico; legami tra cambiamento climatico e conflitti.

L’atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo. Qui è disponibile un recente articolo (28 febbraio 2023), firmato dalla redattrice Alice Pistolesi, su mezzi bellici, carburanti e distruzioni che peggiorano la crisi climatica, che a sua volta può innescare ulteriori conflitti o aggravare quelli in corso.

https://lavialibera.it/it-schede-1290-crisi_climatica_inquinamento_la_guerra_sporca

Il Transnational Institute (TNI) è un istituto internazionale di ricerca e difesa civile impegnato nella costruzione di un pianeta giusto, democratico e sostenibile. Per quasi 50 anni, TNI ha costituito un nesso unico tra movimenti sociali, studiosi impegnati e decisori politici. Tra i temi di cui si occupa c’è anche il problema della militarizzazione della crisi climatica, come si può leggere nel documento The dangers of militarising the climate crisis (12 October 2021).

Un convegno da seguire in vista di COP 28

Il 26 settembre, si è svolto – in presenza presso l’Università di Oxford e on line – un Convegno di grande interesse per i temi fin qui trattati: Military and conflict GHG emissions – from understanding to mitigation (Per info: ellie@ceobs.org ).

In questa giornata il mondo accademico, la società civile e gli esperti del settore si sono trovati per considerare il modo migliore per mitigare il contributo militare alla crisi climatica e monitorare l’impronta delle emissioni dei conflitti armati. Considerando che l’impronta di carbonio delle forze armate mondiali è stimata al 5,5% delle emissioni globali di gas serra, questo evento ha valutato i dati e ha discusso come ridurre tali emissioni. Qui i dettagli e per la registrazione al Convegno.

Alcune delle Associazioni sopra indicate hanno scritto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) chiedendo all’organismo delle Nazioni Unite per il clima di includere tutte le emissioni militari data la loro importanza per la contabilità globale del carbonio. “La nostra emergenza climatica non può più permettersi di consentire l’omissione, ‘come al solito’, delle emissioni militari e legate ai conflitti all’interno del processo UNFCCC”. La contabilità delle emissioni sarà al centro del primo bilancio globale – una valutazione di quanto i paesi sono indietro rispetto agli obiettivi climatici di Parigi – che si svolgerà al vertice sul clima COP28 negli Emirati Arabi Uniti dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, presso l’Expo City, Dubai.

Note

[1] Quest’anno erano previste nove esibizioni tra giugno e settembre. (Calendario delle esibizioni)

[2] “Un elefante in salotto”. Gli USA e il cambiamento climatico… (18/02/2016).   Emissioni di carbonio: i militari a Glasgow? (17/11/2021)

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Elena Camino è membro della rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e Gruppo ASSEFA Torino.

 

 

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