(Italiano) Riscaldamento globale: 12 approcci
ORIGINAL LANGUAGES, 2 Dec 2024
Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service
– Si fa un gran parlare di riscaldamento globale, giustamente. Ma servono idee concrete per passare dalle parole ai fatti, magari con preoccupazioni che fan capolino in fondo alla mente:
- Qual è la percentuale generate dagli umani, rispetto agli immensi processi cosmici; e dov’è la valida simulazione di laboratorio??
- Quanto di ciò è promozione dell’energia nucleare rispetto a quella basata sul carbonio (in Giappone ora si collega Al Gore alle lobby nucleari)?
Comunque, anche con basse percentuali di generazione umana, e ulteriori motivazioni, c’è urgente bisogno di agire. Ce n’è stata consapevolezza fin dai tempi di Rachel Carson, Limiti alla Crescita e Stoccolma 1972, e fra i poveri ovunque da generazioni. Scendendo di corsa, dobbiamo invertire e risolvere, altro che “sostenere” e “mitigare”. Con tecnologie termicamente non-inquinanti, che abbiamo da lungo tempo, non “emergnti”. Usando cascate d’acqua e maree, energia solare ed eolica, idro- e geo-termica, da biomassa e nucleare. Oggi è a portata una gran varietà di profili di conversione energetica, a misura delle dotazioni naturali locali.
Ovviamente, c’è sempre bisogno di ricerca, ma la priorità attuale non è riscoprire tecnologie alternative, che come tutto il resto saranno soggette a rinnovata ricerca e affinamenti; bensì ricercare che cosa le intoppa. con l’ovvia ipotesi dell’interesse acquisito e investito nel petrolio e nella sua enorme infrastruttura di produzione, trasporto e consumo finale. Ma come agiscono esattamente tali forze? C’è un ricavo massimo dopodiché saranno meno avverse al cambiamento? E’ la condizione per cui cooptino le nuove tecnologie? Quando la BP è cambiata da British a Beyond (Oltre il) Petroleum, questo vuol solo dire che essa, nessun altro, sarebbe al commando per l’energia, contro la Exxon, vivendo nenna negazione del riscaldamento globale? Due modi di soffocare il cambiamento?
Guardiamo dodici approcci per idee costruttive:
[1] Come per altre droghe intossicanti, produttore, trasportatore, e consumatore di petrolio sono tutti responsabili di ogni effetto negativo. In un ciclo economico natura-estrazione-produzione tutti i segmenti della filiera contribuiscono e, secondo il principio “chi inquina paga”, dovranno tutti pagare i danni.
[2] Come esempio, la Norvegia ha valori alti in tutt’e tre le fasi economiche, che la rendono il peggior paese al mondo a livello pro-capite. Nel consumo la Norvegia produce 11 ton. di CO2 annue pro-capite – rispetto a USA-20, Cina-4, India-2 e Africa ancor meno. Ma il ruolo della Norvegia nel ciclo del petrolio la pone a 130 ton. annue di CO2 pro-capite (norvegese [a parte coinvolgimenti stranieri]), pur con un’estrazione men inquinante. Ma, come per altre droghe, il problema sta nel prodotto, non nel processo produttivo.
[3] Quanto più s’inquina, tanto più si ha da pagare; per esempio, per compensare i grossi atimenti subiti da paesi a pelo d’acqua e isole del Pacifico, il BanglaDesh e aree costiere, comprendendovi un’accettabile risistemazione dei colpiti. Per fortuna la Norvegia ha un fondo petroliero, ormao detto Fondo (all’estero) Fondo Pensioni Norvegese, che potrebbe servire per contribuire alle compensazioni insieme a quelli di altri grossi inquinatori; non trascurando fondi solidali locali, statali, regionali e globali.
[4] Non c’è modo di ridurre l’inquinamento, è la riduzione [del consumo] il modo. Piantare foreste per convertire la CO2 in ossigeno reduce l’inquinamento, non le emissioni. L’approccio generale dev’essere ridurre le emissioni, usando una conversione energetica non basata sul carbonio.
[5] Azzerare gradualmente l’approccio con le quote. Non riducono l’inquinamento termico – tanto quanto si possa salvare da morte un fumatore con quote di non-fumatori, o le vittime di un paese in qui vige la tortura che compri “quote” da paesi dove non vige. L’approccio a quote è nel complesso un errore intellettuale e un disastro politico.
[6] La riduzione dell’inquinamento da trasporti è di massima priorità. Oltre a minimizzare le distanze di trasporto mediante opportuna localizzazione (v. qui sotto), ciò comprende:
- massiccio cambiamento da trasporti a comunicazioni (IT, SKYPE, SMS), per riunioni, conferenze etc. aziendali, governative; più veloce che trasporto, già in corso;
- fitte reti di mezzi di trasporto collettivi, in corso;
- per il trasporto terrestre: treni, non autocarri salvo se a energia solare;
- per il trasporto marittimo: a minor velocità, eventualmente mediante sottomarini per [evitare>>] ridurre la resistenza aero- e idrodinamica, con propulsione a gas, eventualmente nucleare;
- per il trasporto aereo: dirigibili, con nuovi approcci all’elio.
[7] Di norma i paesi o le comunità dei vari paesi devono diventare autosufficienti energeticamente per ridurre interventi e guerre motivati dal petrolio, fattore presente in molti fra i 243 interventi militari USA, e manipolazioni politiche, un fattore nella politica energetica russa.
[8] Progetti congiunti [contro il] riscaldamento globale, come USA e Iran per la riduzione dell’import-export di petrolio con sostituzione carbon-free, potrebbero essere una via maestra per la trasformazione del conflitto e la riconciliazione.
[9] Altri importanti mali sociali, come schiavitù e colonialismo, non furono ridotti da accordi multi-laterali o quote, bensì da pasi che si addossarono una leadership, mostrando la via ad altri. E’ interessante Singapore; possono diventarlo la Cina e parti dell’Africa.
[10] Per la riduzione del riscaldamento globale è indispensabile l’uguaglianza energetica; i paesi con cercheranno di pareggiare con qualunque mezzo; il che comporta un’alta diversità nei profili energetici.
[11] Da sempre c’è una leadership nella società civile, con innumerevoli persone comuni a risparmiare e trattare lo spreco; il problema sono gli attori statuali e megaziendali. Parti chiave della politica future saranno massicci boicottaggi e simili per governare i profili energetici.
[12] In tutto questo processo si devono trovare alternative (più che altro basate sul web) ai media megaziendali, generalmente più parti del problema che della soluzione.
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Originariamente postato il 1° settembre 2008 – #22
Johan Galtung (24 ottobre 1930-17 febbraio 2024), era professore di studi sulla pace, Dr. hc mult, e è stato il fondatore della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e rettore della TRANSCEND Peace University-TPU. Prof. Galtung ha pubblicato 1.670 articoli e capitoli di libri, più di 500 editoriali per TRANSCEND Media Service-TMS, e 170 libri su temi della pace e correlate, di cui 41 sono stati tradotti in 35 lingue, per un totale di 135 traduzioni di libri, tra cui 50 Years-100 Peace and Conflict Perspectives, ‘pubblicati dalla TRANSCEND University Press-TUP.
Original in English: Global Warming: 12 Approaches – TRANSCEND Media Service
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
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Tags: Azerbaijan, COP29, Climate Change, Energy Crisis, Global warming, Solutions, United Nations
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