(Italiano) I tre temi scottanti nucleari
ORIGINAL LANGUAGES, 13 Jan 2025
Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service
– I tre temi sono disarmo-proliferazione, uso militare e uso teologico delle armi nucleari. Tutti piuttosto intrattabili. Ma c’è il rimedio universale: risolvere i conflitti soggiacenti, prego. Più facile a dirsi che a farsi? Al contrario.
L’eventuale trattato USA-Russia per rottamare bombe nucleari “strategiche” (da genocidio) fra le 23.000 che si dice esistano; il “vertice nucleare” di 46 paesi indetto da Obama a Washington per mettere al sicuro materiale fissionabile (negli USA?); la conferenza sul disarmo nucleare a Tehran indetta da Ahmadinejad di 60 paesi richiedenti la distruzione di tutte le armi atomiche cominciando dall’arsenale USA; e l’incontro NATO in Estonia sulle 240 bombe “tattiche” stazionanti in Europa, hanno messo il primo tema in agenda. Non di più, per ora. Ci si vede al prossimo vertice, in Corea nel 2012.
Il tripode USA di lancio (da terra, da sottomarini e da velivoli) non è stato toccato, né quelle armi nucleari tattiche in Europa, né, la cosa più importante, l’uso fattuale di armi nucleari da parte del solo paese che abbia finora sganciato bombe nucleari all’uranio esaurito – molto letali, e di che morte atroce – fabbricate in USA.
Che si sia fatta l‘ora di riciclare qualche vecchia arma mostruosa è chiaro, vale per tutti i prodotti; ma chiamarlo disarmo è pubbliche relazioni. Vero, lo scudo di riduzione unilaterale della vulnerabilità come previsto originariamente è stato cancellato, ma è poi rispuntato sul versante polacco dell’antica Prussia Orientale, presso Kaliningrad. E l’uranio libero (non tenuto a bada) è problematico, dati i molti luoghi in cui lo si estrae; conservarlo negli USA, la volpe nel pollaio, senza neppure la supervisione ONU dell’IAEA, però sembra una pessima barzelletta.
Questo l’abbiamo già vissuto prima: proprio come l’Afghanistan è una replica del Vietnam, si tratta appunto di una replica, non di una risistemazione, degli spettacoli da Guerra Fredda. Obama ne ha sicuramente letto; ma non li ha vissuti.
Il secondo tema scottante è catastrofico. Nel 1967 chi scrive ha pubblicato un saggio, in origine per Pugwash, con una certa trattazione della “consegna” a destinazione dentro valigie, magari in armadietti di depositi bagagli, o sepolte sotto bersagli cruciali, con inneschi a sensore o da remoto, e ricatti -pubblicati o meno – con tanto di richieste.(1). la forma ovvia di consegna, non quell’approccio goffo e costoso con missili. Nel frattempo gli armadietti non si usano più, gli scanner potrebbero scovare una bomba o due, Ma ci sono altri posti. Il che ci porta al problema cruciale del mittente, si suppone un incubo per il Pentagono, secondo il miglior diffusore d’informazione (di gran lunga) negli USA, la Radio Pubblica Nazionale, NPR.
Quindi chi è il mittente di tali lettere anonime, in particolare se fra i sospetti ci sono attori non di stato – e sono molti, ben più che i circa 200 stati? Si può lasciarle senza risposta, sperando si tratti di un bluff, e ci possono già essere stati di tali casi. Ma immaginiamo che non lo sia(no). Viene effettuata puntualmente un’esplosione nucleare; e allora? C’è una certa disciplina forense detta “indagine anatomica nucleare”, la ricerca di “firme” fra le ceneri. Parrebbe comportare un gran spreco di tempo, e poi può darsi che non ci siano più laboratori funzionanti. inoltre, dopo una tale esplosione possono esserci altre preoccupazioni, anche dopo un avviso, con folle disperate a intasare tutte le strade. E quelle lettere potrebbero anche indicare altre bombe programmate a scoppiare se le richieste restano insoddisfatte.
Il 15° anniversario dell’attentato esplosivo in Oklahoma ci rammenta “esperti” che ci sentivano chiare firme mediorientali, restando però da chiarire quale stato. Mentre invece l’origine era il midwest USA. Timothy McVeigh aveva imparato una violenza estrema da soldato USA nei massacri della guerra del Golfo del 1991 ed era sconvolto dal massacro di Waco di due anni prima. Fu giustiziato nel 2001. Come ammonimento ad attentatori suicidi? In giro ci sono molti McVeigh. E poi? Buttare bombe dappertutto per partecipare all’ apocalisse?
Ci si aggiunga il problema della divinità. Dio usa forza estrema, causando desertificazione, per punire i pagani. E così le bombe nucleari, e gli uccelli di ugual piumaggio vanno insieme. Si possono usare per punire i giapponesi (che avevano già capitolato) stabilendo di chi sia il Dio più forte. E confermano la divinità ai loro possessori – civiltà, non stati e ancor meno non-stati. Un potere divino per loro è peggio che la proliferazione; è profanazione. Meglio di tutto, i soli USA, subito dietro una quota di divinità per la Madre Patria. Che sia evangelica e anglicana o cattolica-secolare, è sempre in famiglia; e così una bomba ibrida giudaica nel giudeo-cristianesimo. E col bolscevismo perfino una bomba cristiano-ortodossa, seppur ammansita da un trattato e qualche scudo.
Confuciana? Hm. Un aggeggio hindu nel 1971, una bomba nel 1998, nome in codice: “Il Buddha ha sorriso”. Hm. Una “bomba buddhista” è un ossimoro, ma una bomba shintoista? Anche problematica: potrebbero essere vendicativi?
Ma il vero problema in un Occidente incapace di rispettare l’islam è la bomba islamica. Ecco, non è che l’Iran potrebbe considerarsi [ancor sempre] civiltà persiana? Beh, sì, e anche più antica che quasi tutte le altre. E i soggetti non-statuali islamici, perfino uno che pretende di essere prossimo al divino come chiunque altro, la base, Al Qaeda? Intento anche alla protezione del sacro a La Mecca-Medina-Gerusalemme e a punire gli intrusi infedeli come decapitando alcuni edifici l’11 settembre [2001], issando bandiera saudita, la shahada [testimonianza giurata dell’unicità di Allah e della missione di messaggero di Maometto – ndt] attorno alla spada del boia. E la prossima volta?
Cedere lo status nucleare è cedere la divinità. Che il circolo interno faccia così multilateralmente sfida la razionalità. Una qualche soluzione?
Contorta come il percorso delle donne inglesi fuori dalla schiavitù e dal colonialismo: quella Madre Patria. Un certo unilateralismo inglese potrebbe allevare la Figlia fino a maturità, e se ha seri dubbi, potrebbero cominciare a cadere pezzi del domino. Signore d’Inghilterra, unite le forze con quel dono, il liberal Nicholas Clegg che dubita perfino del genocidio del Trident [programma britannico di deterrenza con 4 sottomarini nucleari armati di missili intercontinentali con testate nucleari multiple -ndt]! Per favore, per favore, rifatelo!!
Nota:
(1) “Due approcci al disarmo”, capitolo 3 in Peace, War and Defense [Pace, guerra e difesa], Copenhagen: Ejlers, 1976, pp. 54-93; v. www.transcend.org/tup.
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Pubblicato la prima volta il 26 aprile 2010 – #109
Johan Galtung (24 ottobre 1930-17 febbraio 2024), era professore di studi sulla pace, Dr. hc mult, e è stato il fondatore della Rete TRANSCEND per la Pace, Sviluppo e Ambiente e rettore della TRANSCEND Peace University-TPU. Prof. Galtung ha pubblicato 1.670 articoli e capitoli di libri, più di 500 editoriali per TRANSCEND Media Service-TMS, e 170 libri su temi della pace e correlate, di cui 41 sono stati tradotti in 35 lingue, per un totale di 135 traduzioni di libri, tra cui 50 Years-100 Peace and Conflict Perspectives, ‘pubblicati dalla TRANSCEND University Press-TUP.
Original in English: The Three Nuclear Issues – TRANSCEND Media Service
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Go to Original – serenoregis.org
Tags: Atomic Weapons, Nuclear Energy, Nuclear Power, Nuclear Weapons
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