(Italiano) OXI o NAI?
ORIGINAL LANGUAGES, 13 Jul 2015
Johan Galtung – TRANSCEND Media Service
Mentre inizio a scrivere questo editoriale, il referendum è in corso, e così il resoconto televisivo. Quelle due parole greche sono dappertutto; ma l’esito è sconosciuto; si saprà verso la fine di questo editoriale.
Ma, e se l’aspetto più importante del referendum fosse il referendum stesso, anziché l’esito? L’idea di domandare alla gente, la vera demos in una democrazia, anche a rischio di perdere, dimettersi?
Il creditore più aggressivo verso la Grecia, la Germania, non osò farlo per l’ingresso dell’euro, decidendo per un popolo che sapevano contrario, nascondendosi dietro l’uso demagogico dei referendum da parte di Hitler.
Qualunque risultato OXI-NAI [pronuncia ohi /ne] significa una nuova partenza. Con nessun contendente sotto, diciamo, 1/3 dei voti, si dovrà prestare seria attenzione alle narrative di entrambe le parti.
Seguiamo un approccio clinico a proposito del brutto rapporto UE-Grecia.
C’è una cultura profonda: un altro cristianesimo, con “ottimismo a lungo termine”, un altro alfabeto. Le due entità si rapportano attraverso solchi profondi.
C’è una struttura profonda: la divisione dell’Impero Romano lungo quelle linee culturali più di 1600 anni fa. Inoltre, mentre la parte occidentale ebbe un millennio di “buio Medio Evo”, quella orientale con la Grecia ebbe un millennio di continuazione da Costantinopoli; e quasi altri cinquecento anni in più, fino al 1830, allorché divenne Istanbul. La Grecia è stata profondamente inserita nell’Oriente ortodosso-islamico.
C’è una storia recente a rendere la Grecia Occidente: la guerra anglo-americana del 1944-45 contro i comunisti che avevano combattuto il nazismo, il generale Markos, orientato verso la Russia/URSS; e poi il colpo di stato militare, fascista, del 1967. Strategicamente importante nel Mediterraneo orientale contro la Russia, l’islam.
C’è una storia recentissima di cattivi rapporti Grecia-UE: l’ingresso del 2002 basato su conti nazionali truccati dalla Goldman-Sachs – con cui c’è un passato comune dell’attuale presidente della Banca Centrale Europea – e l’uso greco dell’UE per mungerne fondi agricoli per fattorie inesistenti. La Grecia non è affatto una vittima innocente; può esserci anche un atteggiamento di rivalsa.
C’è di certo una politica di classe. Syriza è a sinistra nel senso di paladina dei poveri, dei giovani, dei disoccupati, dei pensionati, di coloro che soffrono di più per le austerità. I membri e le istituzioni UE sono diretti da governi e istituzioni di centro-destra paladini delle banche (in cui hanno denaro-investimenti), e di se stessi.
C’è paura di un effetto domino di sinistra. Appaiono nuove parti che sfidano l’austerità e la partitocrazia con programmi a scarsa partecipazione, solo il voto, al contrario di Podemos con molta partecipazione e poco programma – e voti. Con 134 seggi regionali e altre centinaia di comunali, il programma sta ora prendendo forma: trasparenza, alleviamento del debito, tassazione progressiva, democrazia diretta.
Questo e altro. Le poste in gioco sono storiche: il caso peggiore per l’OXI è che perduri l’austerità che distrugge l’economia che dovrebbe salvare; il caso migliore sono altri salvataggi, condizioni contrattuali meno aspre e un certo condono del debito. Il caso peggiore per il NAI è l’uscita della Grecia, il caso migliore qualcosa come lo status quo.
Il caso peggiore per l’UE non è l’uscita greca ma i legami greco-ortodossi con la Russia e quelli ottomani con la Turchia, senza parlare dei legami cinesi, già forti nel Pireo come ingresso commerciale in Europa. Dalla Russia potrebbe arrivare petrolio a buon mercato passando per la Turchia. E se fossero milioni di turisti cinesi facoltosi in arrivo dalle imminenti ferrovie della Seta e/o rotte della Seta, a ravvivare eventuali legami cinesi con il Mediterraneo orientale? O, al minimo, voli della Seta. L’appartenenza alla NATO potrebbe anche sopravvivere a tutto ciò, facendosi però vacua.
Questo sarebbe anche un miglior caso per l’OXI e un peggior caso per il NAI? Non è così chiaro, il dibattito pubblico non è ancora giunto a questo punto. L’opzione è in mano a tutti i greci data la loro storia: lotta per l’indipendenza, ma mai spremuti economicamente come da un’UE; basata sulla solidarietà.
Il che schiude opportunità per un’abile politica greca aldilà dell’ispirazione argentina e Islandese: buoni rapporti con tutti, UE, Russia, Cina. Procurarsi gas russo-turco, turisti cinesi e al tempo stesso negoziare un accordo migliore con l’UE. Né la sottomissione del NAI né la rivolta dell’OXI.
I greci sono molto aiutati dalla spaccatura della Troika con il ritrarsi di fatto del FMI: “We failed to realize the damage austerity would do to Greece” [Non ci siamo resi conto del danno che l’austerità avrebbe inferto alla Grecia] (The Guardian, INYT, 3 luglio 2015). L’UE può aver voluto punirla per quel passato e per essere sinistrorsa; e se sono capaci di un errore come una singola valuta – non una comune – senza una politica fiscale unificata, possono essere capaci anche di quest’altro. Tuttavia, il FMI adesso prova a rassettarsi. Serve a tutti e due leggersi Tony Atkinson in Inequality: What Can Be Done, [Diseguaglianza: che cosa si può fare] con proposte molto concrete per portare una migliore distribuzione al centro della teoria e della prassi economica; più concrete che Thomas Piketty in Capitale.
È probabile un’uscita della Grecia con l’avvento della dracma, non per motivi economici superficiali, bensì per profondi motivi cultural-strutturali. La Grecia prima e DDR-Polonia-Ungheria-Cecoslovacchia-parti dell’Ucraina e della Romania, e i paesi Baltici durante la Guerra Fredda erano capitate sul versante sbagliato e si erano rivoltate; il colpo mortale all’URSS–Organizzazione Mondiale del Commercio venne dai minuscoli paesi baltici. Cultura e struttura profonde furono più forti che la politica di superficie, allora come adesso. Con il 2% dell’economia UE, gli effetti di un’uscita della Grecia dovrebbero essere gestibili, e l’effetto a lungo termine potrebbe essere benefico nell’accostare di più UE ed EURASIA.
Potrebbe esserci un effetto domino con partiti di altri paesi che vogliano anch’essi venire allo scoperto, e una gara fra essi e l’UE in cerca di rendere più solida l’Unione €uropea. Come fatto notare da Paul Krugman (INYT 4/5 luglio 2015), buona parte dell’UE – non solo la frangia meridionale ma anche il Nord: Finlandia-Danimarca-Pesei Bassi – è nei guai per il Pil pro-capite in calo a causa della camicia di forza della moneta unica: niente valuta [propria] da svalutare, o un sistema unificato di garanzie bancarie. La Germania, la centrale di potenza, sopravvive bene – fintanto che i debitori nutrono il creditore.
Aiuto dalla Cina? Offerto, ma rifiutato, finora. Allora, il voto.
OXI, No, ce l’ha fatta, come ci si aspettava, con il 61%; con tutte le prospettive di cui sopra – con un pizzico di buon senso e di buona volontà, da ogni lato.
Un gran giorno per la Democrazia, per la Grecia, per l’Europa, per il mondo.
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Titolo Originale: OXI or NAI? – TRANSCEND Media Service
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