(Italiano) Una strategia nonviolenta per la liberazione della Siria

ORIGINAL LANGUAGES, 28 Nov 2016

Robert J. Burrowes | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service

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16 Novembre 2016 – All’inizio del 2011, mentre le Primavere Arabe si diffondevano nel Nord Africa e nel Medio Oriente, in Siria, sottoposta alla legge marziale dal 1963, piccoli gruppi di attivisti nonviolenti iniziarono a protestare contro la dittatura brutale di Bashar al-Assad e a chiedere riforme democratiche, il rilascio dei prigionieri politici, maggiori libertà, l’abolizione della legge d’emergenza e la fine della corruzione.

A metà marzo, queste proteste erano cresciute, soprattutto in città come Damasco, Aleppo e Daraa, e la protesta del “Giorno dell’Ira”, il 15 marzo 2011, è considerata da molti come l’inizio della sollevazione in tutta la nazione contro la dittatura di Assad. La reazione della dittatura alle proteste divenne violenta il 16 marzo; il 18 marzo, dopo la preghiera del venerdì, gli attivisti, riuniti alla moschea di al-Omari a Daraa, furono attaccati dalle forze di sicurezza con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni, seguiti da colpi di arma da fuoco; quattro attivisti nonviolenti furono uccisi.

Nel giro di alcuni mesi, mentre le proteste nonviolente si espandevano e diffondevano, il regime uccise centinaia di attivisti e ne arrestò arbitrariamente migliaia, sottoponendo molti di loro a torture brutali durante la detenzione. Questo schema è continuato in modo incontrollato. Fra i primi resoconti che documentano la violenza del regime contro gli attivisti nonviolenti, si veda il documento di Human Rights Watch ‘“We’ve Never Seen Such Horror’. Crimes against Humanity by Syrian Security Forces” (“‘Non abbiamo mai visto tale orrore’. Crimini contro l’umanità da parte delle forze di sicurezza siriane”). https://www.hrw.org/report/2011/06/01/weve-never-seen-such-horror/crimes-against-humanity-syrian-security-forces

Per i resoconti più recenti, si veda il documento del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite “Out of Sight, Out of Mind: Deaths in Detention in the Syrian Arab Republic” (“Lontano dagli occhi, lontano dal cuor: morti in carcere nella Repubblica Araba Siriana”). http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/CoISyria/A-HRC-31-CRP1_en.pdf

In recenti commenti sulla guerra in Siria, sia l’attivista da lungo tempo Terry Burke – si veda “U.S. Peace Activists Should Start Listening to Progressive Syrian Voices” (“Gli attivisti americani per la pace dovrebbero iniziare ad ascoltare le voci progressiste siriane”) http://inthesetimes.com/article/19388/u.s.-peace-activists-arent-listening-to-progressive-syrian-voices – sia l’esperto studioso del Medio Oriente professor Stephen Zunes hanno incoraggiato il movimento contro la guerra ad ascoltare le voci dei siriani nel delineare le loro risposte, soprattutto a causa della tendenza, in alcuni settori, a sostenere “il regime straordinariamente brutale di Assad – una dittatura familiare radicata nell’ala militare del partito Baath, contraria alla sinistra”. Vedi See ‘Anti-war movement must listen to voices within Syria’s civil war’. https://www.ncronline.org/blogs/ncr-today/anti-war-movement-must-listen-voices-within-syrias-civil-war

Una di tali voci dalla Siria è quella della studiosa e attivista nonviolenta Professoressa Mohja Kahf. Nel suo resoconto della sollevazione siriana contro la dittatura di Assad – si veda “Then and Now: The Syrian Revolution to Date. A young nonviolent resistance and the ensuing armed struggle” (“Allora ed ora: la rivoluzione siriana ad oggi. Una resistenza giovane e nonviolenta e la lotta armata successiva”) http://www.fnvw.org/vertical/Sites/%7B8182BD6D-7C3B-4C35-B7F8-F4FD486C7CBD%7D/uploads/Syria_Special_Report-web.pdf la Professoressa Kahf ci offre questi brani introduttivi:

“La sollevazione siriana è sorta dalla base del Paese, specialmente dagli adolescenti, dai ventenni e dai trentenni. Pur non essendo veterani dell’opposizione, furono loro a cominciare la sollevazione e ne costituiscono il nucleo. Piuttosto che un’ideologia particolare, essi condividono un’esperienza generazionale di privazione dei diritti civili e di brutalizzazione da parte di una élite di governo siriana corrotta, repressiva e massicciamente armata.

“La sollevazione cominciò in modo nonviolento e la grande maggioranza dei suoi componenti mantenne la nonviolenza come la via per perseguire un cambiamento di regime e una Siria democratica, fino a quando, in agosto 2011, comparve un’ala armata.

“La rivoluzione siriana si trasformò. Dalla metà dell’estate all’autunno 2011, si sviluppò la resistenza armata, si formarono organizzazioni politiche per rappresentare la rivoluzione fuori dalla Siria e islamisti politici di vario tipo entrarono sulla scena della sollevazione. Da allora, la resistenza armata ha oscurato la resistenza nonviolenta in Siria.

“… le organizzazioni politiche e i gruppi di sostegno all’ala militarizzata della rivoluzione sono diventati la sede di lotte di potere interne fra le fazioni dell’opposizione e fra gli individui, punti d’ingresso per le potenze straniere che cercano di perseguire i propri scopi in una rivoluzione sorta dai torti subiti dai siriani, cresciuta col sangue versato dai siriani sul suolo siriano.

“Molti nella comunità pacifista internazionale non riescono più a riconoscere la rivoluzione del popolo siriano attraverso il fumo del conflitto armato ed i nuovi, inquietanti attori sulla scena. Inoltre, alcuni, nel campo internazionale antimperialista o di sinistra, interpretano la rivoluzione siriana solo attraverso le lenti della geopolitica. In tale visione, la popolazione in rivolta non è altro che il paravento dell’imperialismo americano.

“Questi critici possono anche riconoscere che il regime di Assad è brutale, ma sostengono, dalle loro poltrone, che i siriani devono pagare questo prezzo, perché il regime tiene il dito nella diga dell’imperialismo americano, del sionismo e dell’islamismo. Oppure, forse concordano che una rivoluzione contro un dittatore brutale non è una cattiva idea, ma vorrebbero una rivoluzione più bella, con attori migliori. Con gli occhi fissi sulle loro matite e sulle loro righe e con le loro idee fisse, tali critici abbandonano una popolazione di esseri umani privati dei loro diritti che in Siria chiedono le libertà elementari. Questo è un errore di visione sbalorditivo e crudele.

“Le voci della rivoluzione popolare siriana originale sono nonviolente, non settarie, non interventiste, per la caduta del regime di Assad, e per la nascita di una Siria democratica, che protegga i diritti umani e sia soggetta alle regole della legge. Esse sono ancora presenti in questa rivoluzione. Chi le ascolterà ora, dopo che così tanto caro sangue è stato versato, così tanta giovane carne è stata sepolta sotto le macerie dei bombardamenti, così tanta giusta rabbia è stata scatenata?”

Altre voci siriane offrono resoconti simili. Si veda, per esempio, il recente libro di Robin Yassin-Kassab e Leila al-Shami intitolato “Burning Country: Syrians in Revolution and War” (“Un Paese in fiamme: i siriani nella rivoluzione e nella guerra”), https://plutopress.wordpress.com/2016/01/20/burning-country-syrians-in-revolution-and-war/ recensito in ‘Book Review: Burning Country’. http://www.middleeasteye.net/in-depth/reviews/review-burning-country-287752950

Se i siriani ed i loro alleati nella solidarietà devono sviluppare e realizzare una strategia popolare non violenta che abbia successo nel porre termine alla guerra in Siria e nel rimuovere la dittatura di Assad, allora abbiamo bisogno di una solida impalcatura strategica che guidi la pianificazione completa della nostra strategia. Ovviamente, è inutile definire una strategia incompleta o che non abbia possibilità di successo.

Una solida impalcatura strategica ci mette semplicemente in grado di pensare e pianificare in modo strategico, in modo che la nostra strategia, una volta elaborata, possa essere ampiamente condivisa e chiaramente intesa da tutti gli interessati. Ciò significa anche che le azioni nonviolente possono poi essere compiute, perché si sa che hanno un’utilità strategica e questa specifica utilità è capita in anticipo. È inutile compiere azioni a caso, specialmente se il nostro avversario è potente e determinato (anche se questa “determinazione” è folle, come spesso accade).

C’è un semplice diagramma che rappresenta un’impalcatura strategica in 12 punti, illustrata qui, sotto la forma di una “ruota della strategia nonviolenta”. https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/strategywheel/

Per pensare in modo strategico sulla risoluzione nonviolenta di un conflitto violento, è necessario avere uno scopo politico definito chiaramente, cioè una semplice affermazione riassuntiva di “quello che vuoi”. Tuttavia, data la complessità e le molte sfaccettature del conflitto in Siria, è strategicamente più semplice individuare due scopi politici, che potrebbero essere espressi così: 1. porre termine alla guerra in Siria, e 2. stabilire in Siria una forma di governo democratica (cosa che, ovviamente, richiede la rimozione della dittatura).

Una volta definito lo scopo politico, acquisiscono significato anche i due intenti strategici (“come ottieni quello che vuoi”). Questi due intenti strategici (che sono sempre gli stessi indipendentemente dallo scopo politico) sono: 1. aumentare il sostegno alla campagna, sviluppando una rete di gruppi che possano dare assistenza 2. cambiare la volontà e minare il potere di quei gruppi che sostengono la guerra/la dittatura.

I due intenti strategici, anche se sono sempre gli stessi, sono raggiunti tramite una serie di obiettivi strategici intermedi, che sono sempre specifici della singola campagna. Per mantenere questo articolo relativamente lineare, nel seguito ho identificato soltanto una serie di obiettivi strategici appropriati per porre fine alla guerra in Siria. Per una serie essenziale di obiettivi strategici appropriati per porre fine alla dittatura, si veda “Strategic Aims” (“Intenti strategici”) https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/strategywheel/strategic-aims/

Prima di elencare gli obiettivi strategici per porre fine alla guerra, vorrei sottolineare che ho discusso brevemente solo due aspetti di una strategia globale per porre termine alla guerra in Siria: lo scopo politico e i due intenti strategici (con i loro numerosi obiettivi strategici ausiliari). Affinché la strategia sia efficace, bisognerebbe pianificare (e poi realizzare) tutti i dodici componenti dell’impalcatura strategica. Si veda “Nonviolent Defense/Liberation Strategy” (“Strategia di difesa/liberazione nonviolenta”). https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/

Ciò richiede, per esempio, che le tattiche per raggiungere gli obiettivi strategici siano scelte attentamente e realizzate tenendo in mente la distinzione vitale fra lo scopo politico e l’obiettivo strategico di tali tattiche. Si veda “The Political Objective and Strategic Goal of Nonviolent Actions” (“Lo scopo politico e l’obiettivo strategico delle azioni nonviolente”). https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/articles/political-objective-strategic-goal/

Obiettivi strategici per porre fine alla guerra in Siria

Nel seguito ho delineato un lista essenziale di obiettivi strategici, anche se, bisogna dirlo, la lista sarebbe decisamente più lunga, perché le varie organizzazioni dovrebbero essere specificate singolarmente.

Molti di questi obiettivi strategici solitamente sarebbero presi in carico da gruppi di azione che lavorano solidalmente con la Siria, effettuando campagne nei loro paesi. Idealmente, questi obiettivi sarebbero affidati a gruppi di attivisti già esperti nelle aree specifiche (ad esempio, esperienza nelle campagne contro le industrie di armamenti), ma ciò non è essenziale.

Naturalmente, i singoli gruppi di attivisti si assumerebbero la responsabilità di concentrare il loro lavoro sul raggiungimento di uno solo o di pochi obiettivi strategici (per questo ogni campagna all’interno della strategia generale è facilmente gestibile).

Il direttivo strategico della lotta ha la responsabilità di assicurare che sia indirizzato (o, se richiesto dalla limitatezza delle risorse, sia assegnata una priorità a) ogni obiettivo strategico, che deve essere identificato ed avere assegnata una priorità secondo la miglior comprensione che il direttivo ha della situazione in Siria (quindi, non necessariamente come specificato più avanti).

Ecco dunque una serie di obiettivi strategici per porre fine alla guerra in Siria.

(1) Fare in modo che le donne nelle [organizzazioni delle donne OD1, OD2, OD…] in Siria si uniscano alla strategia di liberazione partecipando alle [vostre azioni/campagne nonviolente designate e/o attività costruttive]. Per esempio, semplici azioni nonviolente potrebbero essere indossare un simbolo nazionale (come un distintivo della bandiera rivoluzionaria siriana e/o nastri con i colori nazionali) e/o boicottare gli organi di stampa che sostengono la guerra. Per questo punto e molti altri in seguito, si veda qui la lista delle possibili azioni che si possono intraprendere: ‘198 Tactics of Nonviolent Action’ (“198 tattiche di azione nonviolenta”) https://nonviolentliberationstrategy.wordpress.com/strategywheel/tactics-and-peacekeeping/198-tactics-of-nonviolent-action/

(2) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati S1, S2, S…] in Siria si uniscano alla strategia di liberazione partecipando alle [vostre azioni/campagne nonviolente designate e/o attività costruttive]. Per esempio, questo potrebbe comprendere ritirare il loro lavoro da impieghi che sostengono le forze militari siriane.

(3) Fare in modo che i giovani in Siria si oppongano al servizio di leva nelle forze militari siriane.

(4) Fare in modo che i giovani in Siria rifiutino di arruolarsi nel Free Syrian Army (Libero Esercito Siriano), in Al-Qaeda e nei suoi affiliati/alleati, nello Stato Islamico (Daesh) e nei suoi alleati.

(5) Fare in modo che i membri delle [denominazioni religiose R1, R2, R…] in Siria si uniscano alla strategia di liberazione partecipando alle [vostre azioni/campagne nonviolente designate e/o attività costruttive].

(6) Fare in modo che i membri delle [comunità etniche CE1, CE2, CE…] in Siria si uniscano alla strategia di liberazione partecipando alle [vostre azioni/campagne nonviolente designate e/o attività costruttive].

(7) Fare in modo che gli attivisti, gli artisti, i musicisti, gli intellettuali e altri importanti gruppi sociali nelle [organizzazioni O1, O2, O…] in Siria si uniscano alla strategia di liberazione partecipando alle [vostre azioni/campagne nonviolente designate e/o attività costruttive].

(8) Fare in modo che gli studenti nelle [organizzazioni studentesche OS1, OS2, OS…] in Siria si uniscano alla strategia di liberazione partecipando alle [vostre azioni/campagne nonviolente designate e/o attività costruttive].

(9) Fare in modo che i soldati nelle [unità militari M1, M2, M…] si rifiutino di obbedire agli ordini della dittatura di arrestare, assalire, torturare e sparare agli attivisti nonviolenti e agli altri cittadini siriani.

(10) Fare in modo che i poliziotti nelle [unità di polizia P1, P2, P…] si rifiutino di obbedire agli ordini della dittatura di arrestare, assalire, torturare e sparare agli attivisti nonviolenti e agli altri cittadini siriani.

(11) Fare in modo che i giovani [negli USA, nei Paesi NATO, in Russia e negli altri Paesi che combattono in Siria] rifiutino il reclutamento nelle rispettive forze armate.

(12) Fare in modo che i coscritti nelle forze armate [dei Paesi NATO, della Russia e degli altri Paesi che combattono in Siria] che ancora hanno il servizio di leva obbligatorio, rifiutino di eseguire i doveri militari, invocando l’obiezione di coscienza.

(13) Fare in modo che il personale militare delle forze armate [degli USA, dei Paesi NATO, della Russia e degli altri Paesi che combattono in Siria] rifiuti di essere schierato nella guerra in Siria.

(14) Fare in modo che i giovani [nel vostro Paese] rifiutino di arruolarsi nel Free Syrian Army (Libero Esercito Siriano), in Al-Qaeda e nei suoi affiliati/alleati, nello Stato Islamico (Daesh) e nei suoi alleati.

(15) Fare in modo che gli ex soldati [nel vostro Paese] rifiutino il reclutamento come mercenari da parte delle aziende che forniscono “militari a contratto” per combattere in Siria.

(16) Fare in modo che gli attivisti nei [gruppi pacifisti PA1, PA2, PA…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…]. Per esempio, questo potrebbe comprendere il boicottaggio di tutti i voli commerciali che usano aerei passeggeri Boeing o Airbus, dato il forte coinvolgimento di queste aziende nella produzione di aerei militari.

(17) Fare in modo che gli attivisti nei [gruppi ambientalisti GA1, GA2, GA…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…]. Per esempio, questo potrebbe comprendere il boicottaggio di tutti i prodotti commerciali di General Electric, dato il forte coinvolgimento di questa azienda nella produzione di motori, sistemi e servizi militari.

(18) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S1, S2, S…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(19) Fare in modo che le donne nelle [organizzazioni delle donne OD1, OD2, OD…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(20) Fare in modo che i membri delle [denominazioni religiose R1, R2, R…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(21) Fare in modo che i membri delle [comunità etniche CE4, CE5, CE…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(22) Fare in modo che gli artisti, i musicisti, gli intellettuali e altri importanti gruppi sociali nelle [organizzazioni O4, O5, O…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(23) Fare in modo che gli studenti nelle [organizzazioni studentesche OS1, OS2, OS…] nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria, incoraggiando i loro membri a boicottare [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(24) Fare in modo che i consumatori nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria boicottando [tutti/specifici prodotti non militari] delle [industrie di armamenti A1, A2, A…].

(25) Fare in modo che più individui nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria esercitando [in tutto/in parte] l’obiezione fiscale alle spese militari.

(26) Fare in modo che più organizzazioni nelle [vostre città/Paesi] oppongano resistenza alla guerra in Siria esercitando [in tutto/in parte] l’obiezione fiscale alle spese militari.

(27) Fare in modo che [le industrie di armamenti A4, A5, A…] convertano la produzione da armamenti a [prodotti specifici/negoziati socialmente/utili all’ambiente].

(28) Fare in modo che [le banche B1, B2, B…] cessino i finanziamenti alle industrie di armamenti.

(29) Fare in modo che i clienti delle banche spostino i loro depositi a banche etiche o cooperative di risparmio che non finanzino (o siano in altro modo coinvolte con) l’industria bellica.

(30) Fare in modo che [le organizzazioni religiose R4, R5, R…] disinvestano dall’industria bellica.

(30) Fare in modo che [i fondi pensione F1, F2, F…] disinvestano dall’industria bellica.

(32) Fare in modo che i clienti dei fondi pensione spostino il loro denaro verso fondi etici che non finanzino (o siano in altro modo coinvolti con) l’industria bellica.

(33) Fare in modo che [le assicurazioni AS,1 AS2, AS…] disinvestano dall’industria bellica.

(34) Fare in modo che i clienti delle assicurazioni spostino le loro polizze verso assicurazioni etiche che non finanzino (o siano in altro modo coinvolte con) l’industria bellica.

(35) Fare in modo che [le aziende AZ1, AZ2, AZ…] che forniscono [servizi/componenti] alle [industrie di armamenti A1, A2, A…] cessino le forniture.

(36) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S4, S5, S…] smettano di lavorare [per le industrie di armamenti A1, A2, A…] [parzialmente/completamente] [temporaneamente/definitivamente].

(37) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S7, S8, S…] smettano di lavorare [per le aziende AZ1, AZ2, AZ…] [parzialmente/completamente] [temporaneamente/definitivamente].

(38) Fare in modo che [le aziende AZ4, AZ5, AZ…] che forniscono [servizi/rifornimenti] alle [basi militari BM1, BM2, BM…] cessino le forniture.

(39) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S10, S11, S…] che lavorano/riforniscono [le basi militari BM1, BM2, BM…] smettano di lavorare [parzialmente/completamente] [temporaneamente/definitivamente].

(40) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S13, S14, S…] smettano di lavorare [per le aziende AZ4, AZ5, AZ…] [parzialmente/completamente] [temporaneamente/definitivamente].

(41) Fare in modo che [le aziende AZ7, AZ8, AZ…] che producono e forniscono satelliti spia per scopi militari smettano di farlo.

(42) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S16, S17, S…] smettano di lavorare [per le aziende AZ7 AZ8, AZ…] [parzialmente/completamente] [temporaneamente/definitivamente].

(43) Fare in modo che [le aziende AZ10, AZ11, AZ…] che forniscono [servizi/componenti] per la militarizzazione dello spazio smettano di farlo.

(44) Fare in modo che i lavoratori nei [sindacati o organizzazioni di lavoratori S19, S20, S…] smettano di lavorare [per le aziende AZ10, AZ11, AZ…] [parzialmente/completamente] [temporaneamente/definitivamente].

(45) Fare in modo che [le aziende AZ13, AZ14, AZ…] che forniscono militari privati a contratto (mercenari) per combattere nelle guerre smettano di farlo.

(46) Fare in modo che i militari privati a contratto (mercenari) che combattono nelle guerre smettano di lavorare [per le aziende AZ13, AZ14, AZ…].

(47) Fare in modo che i soldati nelle [unità militari M1, M2, M…] nella [vostra città/Paese] si rifiutino di obbedire agli ordini di [arrestare, assalire, torturare e sparare, secondo le circostanze locali] agli attivisti nonviolenti che manifestano contro la guerra.

(48) Fare in modo che i poliziotti nelle [unità di polizia P1, P2, P…] nella [vostra città/Paese] si rifiutino di obbedire agli ordini di [arrestare, assalire, torturare e sparare, secondo le circostanze locali] agli attivisti nonviolenti che manifestano contro la guerra.

(49) Fare in modo che membri singoli delle forze armate nella [base militare BM1/base di droni BD1/nave della marina militare NM1/base dell’aviazione BA1/unità dell’esercito UE1/unità dei marines UM1] diano le dimissioni.

(50) Fare in modo che membri singoli delle aziende che impiegano/forniscono militari privati a contratto (mercenari) diano le dimissioni.

Come si può vedere, i due intenti strategici sono realizzati tramite una serie di obiettivi strategici intermedi.

Non tutti gli obiettivi strategici dovranno essere raggiunti perché la strategia abbia successo, ma ogni obiettivo è focalizzato in modo tale che il suo raggiungimento indebolisce funzionalmente il potere di coloro che conducono la guerra.

In ogni lotta, la differenze fra successo e fallimento sta nella solidità della strategia.

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Robert Burrowes1Robert Burrowes, Ph. D., è membro della TRANSCEND Network for Peace, Development and Environment (Rete TRANSCEND per la pace, lo sviluppo e l’ambiente) ed ha dedicato la sua vita a comprendere e far cessare la violenza umana. Ha compiuto ampie ricerche, fin dal 1966, nello sforzo di capire perché gli esseri umani sono violenti ed è un attivista non violento dal 1981. È autore di Why Violence? (Perché la violenza?). Siti web: (Charter) (Flame Tree Project) (Songs of Nonviolence) (Nonviolent Campaign Strategy) (Nonviolent Defense/Liberation Strategy) (http://robertjburrowes.wordpress.com) Email: flametree@riseup.net

 

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Traduzione di Franco Malpeli per il Centro Studi Sereno Regis

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