(Italiano) Povertà rurale? Cooperative!
ORIGINAL LANGUAGES, 3 Jul 2017
Johan Galtung | Centro Studi Sereno Regis – TRANSCEND Media Service
L’umanità ha aspirato e aspira a grossi progetti. La padronanza della natura è uno di essi, tuttora in corso. Si sono padroneggiati i fenomeni di medio raggio, ma non quelli a livello micro, dei virus – l’HIV è un caso attuale –né a livello macro del clima – anzi, l’umanità lo sta peggiorando.
Un altro enorme progetto si può denominare comfort materiale-somatico, ivi compresa la salute. Benessere anziché malessere. Di successo stupefacente, si guardi una giornata media del modo di vita definibile borghese. Come ben noto, questo secondo progetto può contraddire il primo.
Sono in attesa altri enormi progetti, che richiamano la nostra attenzione.
Fra essi, il comfort spirituale-mentale, detto anche felicità, benessere, da non confondersi con gli indicatori del comfort materiale-somatico supponendo che l’uno si traduca automaticamente nell’ altro.
Un altro è la pace, e come assenza di violenza e come pace positiva, la benevolenza reciproca; quella che fra persone si direbbe amicizia, affetto; problematica. Fra nazioni, stati, civiltà, regioni: molto problematica. Una ragione: forse finora non l’abbiamo voluta abbastanza, è una priorità troppo bassa rispetto alle altre. E ciò vale anche per l’uguaglianza, ottenibile elevando le condizioni dello strato sociale più basso e riducendo il divario fra questo e quello superiore.
Ci sono quelli che traggono comfort materiale e spirituale dalla guerra e dall’ineguaglianza, come l’attuale regime di miliardari e generali di Trump negli USA; fascista nel proprio stato forte e bellicoso e super-capitalista nell’economia. Senza alcun elemento socialista del nazional-socialismo di Hitler e del fascismo di Mussolini. (*)
Disuguaglianza e violenza, dissidio urbano-rurale, colpiscono chi produce e fornisce cibo a noi tutti; una ragione ne è il timore urbano di uno sciopero degli addetti alla disrtribuzione. La Cina sperimenta una radicale eliminazione della differenza urbano-rurale spostando industrie in villaggi gestiti da cooperative agro-industriali, con la gran parte o comunque molti [residenti] che lavorano in entrambi i settori. Interessante, ma osserviamo le cooperative per debellare la povertà rurale.
Cooperative anziché comuni aziende agricole. Che sono aziende con tanto di amministratori delegati, la terra appartiene ai contadini e viene lavorata da famigliari e altri. I rischi sono molti: una natura incontrollata, congiunture, importazioni alimentari; le aziende agricole s’indebitano-impoveriscono, gli agricoltori campano tra gli stenti, alcuni si suicidano.
Lo scopo primario delle cooperative rurali è garantire il sostentamento degli associati condividendo i rischi, e i proventi. Ne sono membri sia agricoltori sia lavoranti con capacità di assumersi rischi e di condivisione. Possono aderire poveri o disoccupati urbani, quanto meno ottenendo cibo in cambio di lavoro. Possono esserci aspetti psicologici: coppie contadine anziane e sole che vogliano la compagnia di studenti in vacanza, anch’essi mantenendosi. La vecchia fattoria in quanto azienda societaria non va abbastanza bene. Né il capitale che si compra tutta la terra per monocolture automatizzate a spese dei bisogni sia delle persone sia della natura.
Cooperative rurali per una riscossa dei contadini. Il sarvodaya di Gandhi con i villaggi come unità produttive vuol dire appunto quello. Anche se questo possa superare Gandhi ed essere molto più vario, adeguato ai contesti locali.
La Spagna offre un esempio affascinante. Viaggiando da Siviglia verso Cartagena, poveri villaggi bianchi, con agricoltori che lavorano piccoli appezzamenti, la terra sovente posseduta da proprietari assenti, in parte inutilizzata, gran miseria. E poi improvvisamente Marinaleda, una comune diventata una cooperativa rurale facendosi aiutare dalla regione che espropriò i proprietari terrieri, pagando la popolazione secondo l’apporto lavorativo, gestita da assemblee generali e con fondi accantonati per asili d’infanzia-scuole-servizi sanitari, tutto gratuito. Il sindaco è il molto imprenditoriale Juan Manuel Sánchez Gordillo. I proprietari terrieri in tutta Spagna faranno del proprio meglio per evitarne una replica, ma Gordillo ha mostrato come si può farlo. Capiterà di nuovo.
Un’azienda [societaria] “moderna” offre prodotti di scarsa qualità a basso prezzo, paga al minimo lavoratori e dirigenti, al massimo l’amministratore delegato perché passi un [adeguato] profitto netto al consiglio d’amministrazione. In una cooperativa, sono tutti allo stesso livello, in rotazione per le funzioni. Lavoro d’apporto basilare, non capitale.
Le due sono diverse in modo impressionante. Il salto è impressionante. Potrebbe essere più graduale, ci sono forme intermedie?
A cominciare dagli avventori-clienti: il business “moderno” li spia, ne ottiene i “profili” dai dati informatici per “appaiarvi” i prodotti. Il metodo è quello delle dittature. Nelle cooperative, un dialogo paritetico produttore-consumatore sui prodotti – che siano auto o computer migliori – è facile, e permette di sviluppare insieme i prodotti. Il metodo è quello della democrazia.
Si prenda la pubblicità nei media, senza possibilità per i consumatori di ribattere, criticare i prodotti. I dittatori ricevono qualche riscontro, ma i media trattano gli annunci economici come verità del vangelo per timore di perdere gli inserzionisti. Ci serve una cultura di discussione aperta sui prodotti e può darsi che i produttori scoprano che questo serve anche ai propri interessi, non solo a quelli dei consumatori.
Ma le aziende potrebbero far di meglio. La “ricerca di marketing” usa questionari e interviste, ci si potrebbe facilmente includere scambi d’opinioni.
Si prenda tutto quanto l’aspetto dello sfruttamento, che strizza verso il basso. Adesso le aziende gradualmente accettano di elencare “effetti collaterali negativi”, specialmente per le medicine. Un giorno varrà anche per le auto, i computer e il resto.
Si prenda la penetrazione della mente umana da quel che sovente chiamiamo “commercializzazione”, comprare e vendere, facendo poche o nessuna domanda. E si guardi l’elenco dei Grossi Progetti e li si valuti: tutta questa compra-vendita serve alla pace? All’uguaglianza? Si dia uno sguardo al prezzo finale scomponendolo in quanto si pagano le risorse, il capitale, la manodopera e il profitto. I clienti hanno diritto di saperlo.
Si prenda la segmentazione mercantile dei lavoratori e dei clienti; sindacati e associazioni di consumatori li hanno uniti. Delle aziende valide e dignitose celebrerebbero non il conflitto, non la loro emarginazione dai processi decisionali ma li includerebbero così come fanno le cooperative per definizione.
Trattando male la campagna se ne subisce la vendetta: “Why Rural America Voted for Trump” [Perché l’America rurale ha votato per Trump](Robert Leonard, NYT 5 gennaio 2017). Trattandola bene, facendo sì che si faccia la sua vita, si integrano il rurale e l’urbano, ottenendo un buon paese nell’insieme.
NOTA:
(*) “Half of the World’s Wealth in the Hands of Just Eight Men” [Mezza ricchezza mondiale in mano a soli otto uomini] (Inter Press Service 16 gennaio 2017). “Osceno”, patologico. Chi sono? Bill Gates (Microsoft), Amancio Ortega (Zara), Warren Buffet (Hathaway), Carlos Slim (Carso), Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook), Larry Elison (Oracle), Michael Bloomberg (Bloomberg). Sei americani [statunitensi] uno spgnolo, un messicano. Che Trump isoli l’America. Prevarrà l’America o l’alleanza di California-Canada-Cina-Messico.
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Titolo originale: Rural Poverty? Cooperatives! – TRANSCEND Media Service
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Go to Original – serenoregis.org
Tags: China, Commercialization, Cooperatives, Farming, Fascist, Spain, Trump, USA, Wellness
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